Roma – Dopo aver scattato le prime immagini di buchi neri, il rivoluzionario Event Horizon Telescope (EHT) è pronto a rivelare come i buchi neri lanciano potenti getti nello spazio. Un team di ricerca guidato da Anne-Kathrin Baczko della Chalmers University of Technology in Svezia ha dimostrato che l’EHT sarà in grado di realizzare immagini emozionanti di un buco nero supermassiccio e dei suoi getti nella galassia NGC 1052. Gli scienziati hanno effettuato misurazioni coordinate utilizzando diversi radiotelescopi, fornendo nuove intuizioni sul funzionamento di una galassia e del suo buco nero supermassiccio. I risultati sono riportati in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Astronomy & Astrophysics . Il lavoro è stato guidato da Anne-Kathrin Baczko, astronoma presso l’Onsala Space Observatory della Chalmers University of Technology. “Il centro di questa galassia, NGC 1052, è un obiettivo promettente per le riprese con l’Event Horizon Telescope, ma è debole, complesso e più impegnativo di tutte le altre fonti che abbiamo tentato finora”, afferma Anne-Kathrin Baczko. La galassia contiene un buco nero supermassiccio che genera due potenti getti che si estendono per migliaia di anni luce nello spazio. “Vogliamo indagare non solo il buco nero in sé, ma anche le origini dei getti che fuoriescono dai lati est e ovest del buco nero visti dalla Terra”, afferma Eduardo Ros, membro del team e astronomo presso il Max Planck Institute for Radio Astronomy di Bonn, in Germania. Il team ha effettuato le misurazioni utilizzando solo cinque dei telescopi della rete globale dell’EHT, tra cui ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) in Cile, in una configurazione che avrebbe consentito la migliore stima possibile del suo potenziale per future osservazioni, integrata con misurazioni provenienti da altri telescopi. “Per un obiettivo così debole e sconosciuto, non eravamo sicuri di riuscire a ottenere dati. Ma la strategia ha funzionato, grazie in particolare alla sensibilità di ALMA e ai dati complementari di molti altri telescopi”, afferma Anne-Kathrin Baczko. Gli scienziati sono ora convinti che in futuro sarà possibile ottenere immagini di qualità, grazie a due nuove informazioni chiave: l’ambiente circostante il buco nero brilla intensamente alla giusta frequenza di onde radio, per garantire che possano essere misurate dall’EHT. La dimensione della regione in cui si formano i getti è simile a quella dell’anello di M 87*, abbastanza grande da poter essere ripresa con l’EHT a piena potenza. Dalle loro misurazioni, gli scienziati hanno anche stimato la forza del campo magnetico vicino all’orizzonte degli eventi del buco nero. La forza del campo, 2,6 tesla, è circa 400 volte più forte del campo magnetico della Terra. Ciò è coerente con le stime precedenti per questa galassia. “Questo è un campo magnetico così potente che pensiamo possa probabilmente impedire al materiale di cadere nel buco nero. Ciò a sua volta può aiutare a lanciare i due getti della galassia”, afferma Matthias Kadler. Sebbene la fonte sia tanto impegnativa, il futuro appare luminoso mentre i radioastronomi si preparano per le nuove generazioni di reti di telescopi, come l’ngVLA (next generation Very Large Array) dell’NRAO e l’ngEHT (The next generation Event Horizon Telescope). “Le nostre misurazioni ci danno un’idea più chiara di come il centro più interno della galassia brilli a diverse lunghezze d’onda. Il suo spettro è luminoso a lunghezze d’onda attorno a un millimetro, dove oggi possiamo realizzare le immagini più nitide. È ancora più luminoso a lunghezze d’onda leggermente più lunghe, il che lo rende un obiettivo primario per la prossima generazione di radiotelescopi”, afferma Matthias Kadler, membro del team, astronomo presso l’Università di Würzburg in Germania. (30Science.com)
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Event Horizon Telescope può riprendere anche un buco nero e i suoi getti
(17 Dicembre 2024)

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