Roma – L’eruzione del 2022 del Mauna Loa, nelle Hawaii, è stata preceduta da un periodo di intrusione di magma lungo due mesi sotto la sua caldera. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati dell’United States Geological Survey. Il team, guidato da Kendra Lynn, ha analizzato set di dati multidisciplinari per fornire nuove informazioni su come si è verificata l’eruzione del 2022. Mauna Loa, spiegano gli esperti, è uno dei numerosi vulcani hawaiiani, nonché il vulcano attivo più grande del pianeta. Dopo 38 anni di quiescenza, il 27 novembre 2022, il Mauna Loa ha eruttato con un’attività continuata per 13 giorni.
La struttura aveva manifestato un’attività persistente nei decenni precedenti l’evento eruttivo, ma finora non era stato semplice riconoscere i segnali antecedenti all’eruzione di novembre, principalmente perché l’evento precedente, risalente al 1984, è avvenuto prima dell’installazione della rete di monitoraggio moderna. I ricercatori hanno tracciato l’evoluzione spazio-temporale dell’agitazione precursore del Mauna Loa studiando la composizione e la formazione delle lave eruttate, effettuando misurazioni del pennacchio di gas e monitorando i dati sismici e la deformazione del terreno. Gli autori suggeriscono che prima dell’eruzione del 2022, un grande volume di magma è migrato da profondità di 3-5 km fino a 1-2 km sotto la caldera. Questo spostamento avrebbe aumentato lo stress sul serbatoio di magma poco profondo fino all’eruzione. Un’intrusione del genere non era stata osservata durante i precedenti decenni di inattività. I risultati, commentano gli scienziati, potrebbero fornire un nuovo modello della rete idraulica di questo vulcano ad alto rischio. Questo lavoro, aggiungono gli autori, suggerisce che le eruzioni potrebbero essere precedute da segnali tracciabili che riflettono tutti la migrazione del magma in aree di stoccaggio poco profonde. L’utilizzo di questi indicatori combinati, concludono i ricercatori, potrebbe contribuire a migliorare le capacità di previsione delle eruzioni vulcaniche. (30Science.com)