Valentina Di Paola

Scoperti nuovi meccanismi che hanno generato eruzione del 2022 di Mauna Loa

(12 Novembre 2024)

Roma – L’eruzione del 2022 del Mauna Loa, nelle Hawaii, è stata preceduta da un periodo di intrusione di magma lungo due mesi sotto la sua caldera. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati dell’United States Geological Survey. Il team, guidato da Kendra Lynn, ha analizzato set di dati multidisciplinari per fornire nuove informazioni su come si è verificata l’eruzione del 2022. Mauna Loa, spiegano gli esperti, è uno dei numerosi vulcani hawaiiani, nonché il vulcano attivo più grande del pianeta. Dopo 38 anni di quiescenza, il 27 novembre 2022, il Mauna Loa ha eruttato con un’attività continuata per 13 giorni.

Immagine aerea del canale di lava che fuoriesce dalla fessura 3, eruttando in alto sulla Rift Zone nord-orientale del Mauna Loa. La ridotta emissione di lava nella fessura 3 è evidente nel basso livello di lava nel canale. Il Mauna Kea è visibile sullo sfondo dell’immagine.
Credito: P. Dotray, US Geological Survey

La struttura aveva manifestato un’attività persistente nei decenni precedenti l’evento eruttivo, ma finora non era stato semplice riconoscere i segnali antecedenti all’eruzione di novembre, principalmente perché l’evento precedente, risalente al 1984, è avvenuto prima dell’installazione della rete di monitoraggio moderna. I ricercatori hanno tracciato l’evoluzione spazio-temporale dell’agitazione precursore del Mauna Loa studiando la composizione e la formazione delle lave eruttate, effettuando misurazioni del pennacchio di gas e monitorando i dati sismici e la deformazione del terreno. Gli autori suggeriscono che prima dell’eruzione del 2022, un grande volume di magma è migrato da profondità di 3-5 km fino a 1-2 km sotto la caldera. Questo spostamento avrebbe aumentato lo stress sul serbatoio di magma poco profondo fino all’eruzione. Un’intrusione del genere non era stata osservata durante i precedenti decenni di inattività. I risultati, commentano gli scienziati, potrebbero fornire un nuovo modello della rete idraulica di questo vulcano ad alto rischio. Questo lavoro, aggiungono gli autori, suggerisce che le eruzioni potrebbero essere precedute da segnali tracciabili che riflettono tutti la migrazione del magma in aree di stoccaggio poco profonde. L’utilizzo di questi indicatori combinati, concludono i ricercatori, potrebbe contribuire a migliorare le capacità di previsione delle eruzioni vulcaniche. (30Science.com)

 

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).