Roma – “Con la presidenza Trump i pericoli per la scienza vengono più da una più che probabile ingerenza della politica nella scienza, che dalla polarizzazione della comunità scientifica” così Telmo Pievani, filosofo della biologia ed evoluzionista ha commentato un editoriale pubblicato su Science di Marcia McNutt presidente della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, nel quale la McNutt afferma che “già da molto prima del 5 novembre” si è persuasa che “la scienza sia diventata vittima della stessa divisività politica che sta lacerando la società americana”. Nello stesso editoriale la presidente di una delle più prestigiose società scientifiche al mondo da un lato sostiene che “la scienza, nella sua forma più elementare, è apolitica” e che conseguentemente , ad esempio, “non può dire se la società dovrebbe dare priorità al mantenimento dei pesci nell’allocazione dell’acqua o all’irrigazione delle fattorie”. Dall’altro rimarca che la stessa scienza e le sue istituzioni “devono esaminare in che modo gli scienziati potrebbero aver contribuito alla polarizzazione dell’uso della scienza”. “Personalmente – ha aggiunto Pievani – guardando al panorama generale della comunità scientifica americana, che conosco in prima persona, non vedo questa grave polarizzazione politica. Certo, ci sono state prese di posizione non fondate e errori di comunicazione gravi all’epoca della pandemia da COVID quando anche l’esigenza di certezza ha spinto alcuni studiosi a formulare opinioni assunte per partito preso e senza il dovuto riguardo al dubbio scientifico, ma al di là di questo ambito medico, non ritengo in corso una fase di ‘ideologizzazione’ della scienza”. E per quel che riguarda l’ “apoliticità” della scienza “questo vuol dire giustamente – argomenta Pievani – che gli scienziati non devono essere coloro che prendono direttamente le decisioni politiche, non che – prove alla mano – non si debba indicare cosa è meglio fare. Il caso del cambiamento climatico è esemplare a riguardo. Le risultanze condivise dalla schiacciante maggioranza degli studiosi, oltre ogni ragionevole dubbio, ci sollecitano a dare un indirizzo preciso ai decisori politici”. “ Per contro proprio il problema del cambiamento climatico evoca le preoccupanti linee di evoluzione della seconda presidenza Trump. Le sue posizioni sull’ambiente sono ben note – l’uscita dagli accordi di Parigi sul clima è più che probabile – ma anche in altri ambiti della scienza lui e i suoi collaboratori hanno idee che contrastano con evidenti dati di fatto. Il grosso rischio è che in futuro questa nuova amministrazione non solo non prenderà in considerazione quanto il consenso della comunità scientifica dà oramai per acclarato, ma sceglierà anche qualche studioso ‘controcorrente’ – che sempre esiste . per tentare di avallare le proprie posizioni e ammantarle col crisma della scientificità” conclude Pievani. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Pievani: con Trump il pericolo è l’ingerenza politica nella scienza
(22 Novembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla