Valentina Di Paola

Africa: elefanti ad alto rischio: in 50 anni 90 % in meno quelli delle foreste, 70 % in meno quelli della savana

(11 Novembre 2024)

Roma – La perdita di habitat e il bracconaggio hanno causato un drastico declino degli elefanti africani, provocando notevoli conseguenze sulle popolazioni di savana e di foresta. A documentarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati della Colorado State University. Il team, guidato da George Wittemyer, ha analizzato i dati raccolti negli ultimi 53 anni, riscontrando cali su larga scala nella maggior parte delle popolazioni di entrambe le specie di elefanti africani. Dal 1964 al 2016, riportano gli esperti, gli elefanti delle foreste sono diminuite in media del 90 per cento, mentre gli esemplari della savana hanno subito un calo del 70 per cento. Gli studiosi hanno valutato i dati raccolti in 475 siti in 37 paesi. Il gruppo di ricerca ha modellato la densità degli elefanti a livello di sito. È emersa una chiara tendenza verso popolazioni più piccole, eppure i declini non sono stati uniformi e alcune popolazioni hanno anche mostrato una rapida crescita.

Gli elefanti della savana vengono osservati da osservatori a bordo di aerei. Un nuovo studio ha rilevato cali su larga scala negli elefanti africani nella prima analisi continentale dei dati di un sondaggio sulla popolazione. Credito: George Wittemyer/Colorado State University
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George Wittemyer/Università statale del Colorado

“Identificare i casi di successo di aumenti di popolazioni di elefanti – sostiene Wittemyer – è fondamentale per individuare le strategie più efficaci per preservare la specie. È utile avere un modello contestualmente rilevante per la conservazione degli elefanti”. “Il nostro lavoro – aggiunge – evidenzia la portata del declino degli elefanti e fa luce sull’importanza di salvaguardare anche le specie più grandi come gli elefanti”.

Una famiglia di elefanti cerca cibo insieme durante la stagione delle piogge. Crediti: George Wittemyer/Colorado State University
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George Wittemyer/Università statale del Colorado

I rilievi degli esemplari della savana vengono effettuati attraverso i dati raccolti per via aerea, mentre le specie della foresta devono essere contate a piedi, dato che i droni non sono in grado di compiere lunghi voli e l’elaborazione delle immagini raccolte da droni richiede molte risorse. Per compensare le lacune nel reperimento di dati, gli autori hanno utilizzato luoghi con buone informazioni per stimare il cambiamento delle popolazioni nei luoghi con meno informazioni.

Una famiglia di elefanti conforta il suo cucciolo durante un pisolino pomeridiano sotto un albero nella Samburu National Reserve, in Kenya. Crediti: George Wittemyer/Colorado State University

 

“Il punto di forza del nostro approccio – aggiunge Charles Edwards, altra firma dell’articolo – è che siamo stati in grado di dedurre una serie di tendenze, anche in luoghi in cui i dati erano estremamente scarsi, in un modo che ha consentito di confrontare i risultati ottenuti in ogni sito di indagine. Capire come e dove cambiano le tendenze di una specie è fondamentale per la salvaguardia della biodiversità”. Nella regione del Sahel, devastata dalla guerra nell’Africa settentrionale, le popolazioni di elefanti sono state decimate. In Africa orientale e centrale sono stati osservati cali dovuti al bracconaggio dell’avorio, nonché alla crescita della popolazione umana e alla conversione della natura selvaggia che ha soppiantato gli elefanti. Tuttavia, persistono delle zone in cui le popolazioni di elefanti sono state protette e gestite in modo sostenibile. “In generale emerge un notevole declino – concludono gli autori – ma ci stiamo concentrando sulla stabilità a lungo termine della specie. I dati suggeriscono che, almeno in alcuni punti, sarà possibile promuovere il benessere della specie”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).