Roma – Uno dei telescopi più potenti della Terra ha osservato con dettagli senza precedenti una gigantesca collisione di galassie, che viaggiavano a oltre 3,2 milioni di chilometri orari. Avvenuto nel Quintetto di Stephan, un gruppo di galassie vicine in direzione della costellazione di Pegaso, questo incidente cosmico è stato descritto dagli scienziati dell’Università dell’Hertfordshire sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Il team, guidato da Marina Arnaudova, ha analizzato le prime osservazioni del nuovo spettrografo a campo largo Enhanced Area Velocity Explorer (WEAVE) del William Herschel Telescope, costato 20 milioni di euro. L’evento ha scatenato una scossa di potenza immensa, provocando uno dei fenomeni più sorprendenti dell’Universo.
Il Quintetto di Stephan, spiegano gli esperti, si trova a circa 290 milioni di anni luce di distanza dalla Terra, all’interno del quale si sono verificati diversi episodi simili, che hanno lasciato un complesso campo di detriti. Il WEAVE è stato progettato per rispondere a interrogativi legati all’origine della Via Lattea e di moltissime altre galassie. Nell’ambito del lavoro, gli scienziati hanno osservato la collisione tra NGC 7318b, una coppia di galassie interagenti, e il Quintetto di Stephan. “Fin dalla sua scoperta nel 1877 – afferma Arnaudova – il Quintetto di Stephan è stato considerato estremamente affascinante. L’attività dinamica in questo gruppo di galassie è stata ora risvegliata dall’impatto di una galassia che viaggiava a oltre 3,2 milioni di km/h, provocando un’onda d’urto impressionante”. Mentre l’urto si sposta attraverso sacche di gas freddo, spiegano gli esperti, raggiunge diverse volte la velocità del suono nel mezzo intergalattico, lasciando dietro di sé una scia luminosa di gas. Tuttavia, quando l’urto attraversa il gas caldo circostante, diventa molto più debole. “Siamo davvero entusiasti del livello di dettaglio raggiunto grazie a WEAVE – conclude Gavin Dalton, ricercatore principale di WEAVE presso RAL Space e l’Università di Oxford – queste osservazioni forniscono una straordinaria prospettiva su ciò che potrebbe accadere nella formazione e nell’evoluzione delle deboli galassie”. (30Science.com)