Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Sondaggio globale, il 40% è favorevole a razionare la carne

(1 Ottobre 2024)

Roma – Il razionamento di beni come carne e carburante può ridurre in modo efficace ed equo i consumi con un impatto climatico elevato. Quasi il 40 percento del pubblico afferma di poter accettare tali misure. Questi sono i risultati di una nuova ricerca del Climate Change Leadership Group presso l’Università di Uppsala che ha pubblicato i propri risultati su Humanities and Social Sciences Communications. “Il razionamento può sembrare drammatico, ma lo è anche il cambiamento climatico. Questo potrebbe spiegare perché il sostegno è piuttosto elevato. Un vantaggio del razionamento è che può essere percepito come equo, se reso indipendente dal reddito. Le politiche percepite come eque spesso godono di livelli di accettazione più elevati”, spiega Oskar Lindgren, studente di dottorato in risorse naturali e sviluppo sostenibile presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Uppsala, che ha guidato lo studio. La ricerca che ha coinvolto circa 9.000 persone in Brasile, India, Germania, Sudafrica e Stati Uniti confronta l’accettabilità del razionamento del carburante e del cosiddetto cibo “ad alta intensità di emissioni”, come la carne, con l’accettabilità delle tasse sugli stessi prodotti. Lo studio è il primo del suo genere. Una conclusione è che l’accettabilità del razionamento è alla pari con l’accettabilità delle tasse. Ad esempio, il 38 per cento delle persone intervistate era a favore o fortemente a favore del razionamento del carburante. La cifra corrispondente per le tasse sul carburante era del 39 per cento. Lo studio mostra anche che l’accettabilità varia tra i paesi. In India e in Sudafrica, l’accettabilità del razionamento sia per il carburante che per gli alimenti ad alta intensità di emissioni è più alta rispetto agli altri paesi. In particolare, molti intervistati in Germania e negli Stati Uniti sono fortemente contrari al razionamento della carne. Gli individui che esprimono preoccupazione per il cambiamento climatico hanno maggiori probabilità di favorire lo strumento, ma anche gli individui più giovani e istruiti hanno un atteggiamento più positivo.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla