Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Le previsioni di impatto tra navi e balene sono poco affidabili

(18 Ottobre 2024)

Roma – Gli attuali modelli di previsione del rischio di impatto tra imbarcazioni e balene non sarebbero sufficientemente affidabili. E’ quanto emerge da uno studio guidato dai ricercatori della Heriot-Watt University di Edimburgo e pubblicato sul Journal of Applied Ecology. Gli autori hanno confrontato otto modelli attualmente in uso per valutare e prevedere il rischio di collisione delle navi con le balene. Lo studio rivela notevoli incongruenze nei risultati tra i diversi modelli. La maggior parte delle segnalazioni di collisioni tra imbarcazioni riguarda grandi balene, ma tutte le specie possono essere colpite. A livello globale, gli impatti sono sottostimati e spesso possono passare inosservati, in particolare quando coinvolgono grandi imbarcazioni. Le collisioni possono causare ferite o morte agli animali e le imbarcazioni possono anche subire danni sostanziali.

 

Una balena emerge dalla superficie dell’acqua.
Credito
Credito: Mads Peter Heide-Jørgensen.

 

Da oltre 20 anni i responsabili della gestione del mare e i decisori politici utilizzano approcci per identificare le aree ad alto rischio di collisione, per cercare di capire dove è più probabile che le imbarcazioni incontrino grandi forme di vita marina e per esplorare dove potrebbe essere più efficace implementare misure di gestione per ridurre il rischio di collisioni mortali. Una volta identificata un’area ad alto rischio di collisione, misure come rallentare le imbarcazioni e allontanarle dalle aree in cui è molto probabile che incontrino balene sono solo alcuni dei metodi che si sono dimostrati efficaci nel ridurre gli incidenti. Per la prima volta, questo studio ha preso in considerazione come l’utilizzo di approcci diversi per la valutazione del rischio di impatto abbia conseguenze per le aree identificate come ad alto rischio. La rilevanza di queste scoperte potrebbe avere implicazioni globali per la gestione del traffico navale. Emily Hague è l’autrice principale e ricercatrice presso l’Institute of Life and Earth Sciences dell’Università Heriot-Watt. Ha affermato: “In questo documento, abbiamo esaminato i diversi metodi esistenti per mappare il rischio di collisione e abbiamo scoperto che fornivano previsioni simili, ma fondamentalmente diverse. Alcuni approcci hanno identificato gli stessi luoghi come ‘ad alto rischio’, mentre altri modelli hanno identificato posizioni o dimensioni di aree molto diverse. Questi metodi sono stati precedentemente considerati intercambiabili, ma noi dimostriamo che non è necessariamente così”. Continua: “Speriamo di migliorare la trasparenza che circonda la mappatura del rischio di collisione con le balene, in modo che i gestori e i decisori politici conoscano i limiti e i punti di forza di ogni approccio e possano considerare il miglior approccio e il tipo di dati di cui hanno bisogno per la loro particolare area e le loro esigenze”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla