Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Emissioni di metano degli allevamenti sono più alte del previsto

(3 Ottobre 2024)

Roma – Una nuova ricerca ha scoperto che le emissioni di metano provenienti dai depositi di liquami negli allevamenti lattiero-caseari potrebbero essere fino a cinque volte superiori a quanto suggeriscono le statistiche ufficiali. Lo studio è stato guidato dall’Università di East Anglia (UEA) e dall’International Fugitive Emissions Abatement Association (IFEAA), e pubblicato su Environmental Research. Lo studio dimostra che, se catturato e trasformato in biogas, il metano emesso potrebbe valere più di 400 milioni di sterline all’anno per il settore lattiero-caseario in termini di risparmio sui costi del carburante, ovvero circa 52.500 sterline per un’azienda agricola di medie dimensioni. La tecnologia di cattura esiste già e, se implementata in tutti gli allevamenti da latte dell’UE, la conversione del metano in biocarburante potrebbe ridurre le emissioni in misura pari a circa il 5,8 per cento del restante budget per l’aumento della temperatura globale, se la temperatura venisse mantenuta a un riscaldamento di 1,5 ◦C. Il professor Neil Ward, del Tyndall Centre for Climate Change Research presso l’UEA, ha affermato: “La metodologia internazionale standard sembra sottostimare le emissioni di metano derivanti dallo stoccaggio dei fanghi. Fortunatamente, abbiamo la tecnologia per trasformare questo problema in un’opportunità di business per gli agricoltori che possono ridurre le bollette energetiche e diventare indipendenti dal punto di vista energetico se catturano e utilizzano il metano come combustibile. Se le emissioni derivanti dalla gestione del letame vengono notevolmente sottostimate, ciò significa non solo che le stime ufficiali sono imprecise, ma anche che le priorità relative alle opzioni di mitigazione potrebbero essere distorte. Questa ricerca rappresenta quindi un urgente invito all’azione e a ulteriori lavori per comprendere meglio le emissioni di metano derivanti dalla gestione del letame”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla