Roma – I parenti selvatici delle banane del Sud-Est asiatico continentale sono associate a un tasso di biodiversità più elevato di quanto si sospettasse in precedenza, ed è pertanto necessario intraprendere azioni mirate per preservare le risorse genetiche della natura e salvaguardare i raccolti futuri. A porre l’accento su questa problematica uno studio, pubblicato sulla rivista Plos One, condotto dagli scienziati dell’Istituto francese per la ricerca sull’agricoltura (Cirad) e del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi. Il team, guidato da Christophe Jenny e Gabriel Sachter-Smith, ha analizzato la diversità delle specie di Musa nel Sud-Est asiatico, con particolare attenzione alla zona settentrionale che comprende Vietnam, Laos e la provincia cinese dello Yunnan. In totale, sono stati raccolti 208 esemplari di diverse specie, tra cui Musa balbisiana, M. itinerans, M. acuminata e M. yunnanensis.
Gli autori hanno utilizzato un approccio che combina dati morfologici e genotipizzazione per esaminare i campioni ottenuti. L’analisi evidenzia come le specie di banana presentino una notevole diversità genetica, non sempre percepibile a livello morfologico, tanto che il Sud-Est asiatico rappresenta un centro primario di diversificazione per questa specie vegetale. Nell’ambito dell’indagine, gli esperti hanno analizzato la distribuzione geografica dei taxa, ma anche la variabilità intra-specifica, evidenziando come molte di queste banane siano minacciate a causa della deforestazione. I ricercatori hanno impiegato tecniche di sequenziamento genomico ad alta densità per analizzare la diversità delle piante raccolte, confermando che M. balbisiana è distribuita in modo ampio e strutturato geograficamente, spesso coltivata per usi locali come alimento per animali. M. itinerans, invece, è stata trovata in aree più selvagge e montuose, con variazioni morfologiche significative ma non supportate da una forte distinzione genetica. “La conoscenza approfondita di queste specie selvatiche – sostengono gli autori – è essenziale per i programmi di miglioramento genetico, dato che esse rappresentano una risorsa fondamentale per la conservazione della biodiversità. In quest’ottica, sarà necessario arricchire le collezioni es situ e adottare misure di gestione in situ per proteggere le specie minacciate e favorirne l’uso nei programmi di ibridazione”. (30Science.com)