Roma – L’intelligenza artificiale potrebbe essere un efficace strumento didattico che potrebbe dare risultati sorprendenti se fosse introdotto anche a livello di scuola materna ed elementari. Lo ha spiegato, Giacomo Cao, professore Ordinario, Università di Cagliari, Amministratore Unico CRS4 e Presidente DASS. “Lo spunto per queste riflessioni – spiega – nasce dalla lettura dell’interessante articolo di Antonio Palmieri della Fondazione Pensiero Solido apparso sul Corriere della Sera. Viene affrontato in particolare il tema relativo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale come strumento educativo a livello di scuole medie e superiori a seguito della sperimentazione resa possibile dalle recenti scelte ministeriali in materia. Tale sperimentazione diventerà ragionevolmente una buona prassi cogliendo due significativi obiettivi: da un lato il trasferimento della conoscenza con l’aiuto di tecnologie che diventeranno dominanti se già non lo sono e dall’altro la creazione di un forte stimolo per i docenti al fine di apprendere, utilizzare e far utilizzare dagli allievi tali tecnologie. Sarebbe molto interessante e probabilmente foriero di ottimi risultati un approccio simile da adattare opportunamente e successivamente adottare per quella fascia di discenti che frequentano gli ultimi anni della scuola materna e i primi di quella elementare. Sono gli anni in cui si hanno a disposizione “tabulae rasae” che possono essere proficuamente formate con giudizio non solo all’uso delle nuove tecnologie quale l’intelligenza artificiale ma anche alla conoscenza di almeno una lingua straniera, all’apprendimento dei rudimenti delle materie STEM oggetto di un intensa attività del CRS4 e all’educazione civica in senso lato che genera il rispetto dell’altro e delle regole di convivenza civile. La maggiore difficoltà probabilmente sarà quella di formare adeguatamente i formatori anche con l’obiettivo di far emergere che spesso non è lo strumento didattico utilizzato che fa la differenza rispetto al raggiungimento degli obiettivi attesi ma sono il livello e l’efficacia dei contenuti trasmessi che possono determinare i migliori risultati. Ma questo è un argomento che ci porta lontano dal tema in questione e rimanderebbe ad un ripensamento del mondo universitario nel suo complesso”.(30Science.com)
