Roma – L’impiego di tecnologie all’avanguardia per l’efficienza energetica nella ristrutturazione di immobili esistenti e nella costruzione di nuovi edifici potrebbe consentire al settore edile europeo di azzerare quasi completamente le proprie emissioni di carbonio entro il 2060. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università di Plymouth e pubblicato su Renewable and Sustainable Energy Reviews. La ricerca evidenzia che il 75 per cento del parco edilizio europeo è attualmente classificato come inefficiente dal punto di vista energetico e che si prevede che la superficie utile totale aumenterà di oltre il 20 per cento nei prossimi tre decenni. Nonostante ciò, l’impiego di una combinazione di tecnologie, tra cui l’energia solare e le pompe di calore, sia negli immobili residenziali che in quelli non residenziali potrebbe ridurre fino al 97 per cento l’energia totale utilizzata per riscaldare e raffreddare gli edifici. Considerate le crescenti preoccupazioni sulla sicurezza energetica, soprattutto alla luce dei recenti eventi geopolitici, i ricercatori affermano che lo sfruttamento di tali tecnologie potrebbe ridurre significativamente i costi energetici, migliorando al contempo la salute e la qualità della vita delle persone. In termini più generali, affermano, la transizione verso un settore edilizio a zero emissioni nette offre un potenziale sostanziale per mitigare gli impatti del cambiamento climatico e svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’accordo di Parigi e di altri obiettivi climatici globali. L’autore principale dello studio è il dott. Souran Chatterjee, docente di Transizioni Energetiche presso l’Università di Plymouth, che ha affermato: “Il settore edile può svolgere un ruolo fondamentale nel mitigare gli impatti del cambiamento climatico. Il nostro studio evidenzia inequivocabilmente il potenziale di riduzione della domanda di energia degli edifici e il ruolo cruciale che può svolgere nel raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica in tutto il Regno Unito e in Europa. Molte di queste azioni dal lato della domanda nel settore edile migliorerebbero anche il benessere, avendo un impatto positivo sulla salute e sulla produttività delle persone e creando più posti di lavoro. È importante capire che più ritardiamo, più energia avremo bisogno per alimentare le nostre case e i nostri luoghi di lavoro per un periodo di tempo più lungo e ciò ostacolerà la nostra capacità di raggiungere gli obiettivi climatici”. Per lo studio,l’energia necessaria per il raffreddamento degli edifici residenziali in tutta Europa potrebbe essere ridotta fino all’86 per cento entro il 2050, mentre per gli immobili non residenziali la cifra potrebbe attestarsi intorno al 76 per cento, se il settore puntasse ai suoi obiettivi più ambiziosi di emissioni nette pari a zero. Ciò potrebbe rivelarsi particolarmente utile in paesi come Italia, Francia, Grecia e Spagna, dove l’aria condizionata è maggiormente utilizzata nei progetti edilizi. Per quanto riguarda il riscaldamento, puntare agli obiettivi più ambiziosi potrebbe portare a una riduzione della domanda di energia di oltre l’80 per cento entro il 2050, mentre per l’acqua calda la domanda di energia potrebbe essere ridotta di circa il 50 per cento. Aumentando il numero di pompe di calore e di altri sistemi di produzione di energia in loco nei futuri sviluppi residenziali, si potrebbe aumentare il risparmio sulla domanda di riscaldamento e acqua calda fino a circa il 90 per cento. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Efficientare gli edifici può portare a emissioni zero il settore edile
(23 Settembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla