Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Sviluppato un nuovo modello che predice meglio le piogge estreme

(30 Agosto 2024)

Roma – Un nuovo modello di analisi permette di predire con maggiore precisione gli eventi estremi con piogge torrenziali che tanto funestano il nostro clima. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dal Met Office e dalla Newcastle University, pubblicato su Weather and Climate Extremes. La nuova ricerca condotta da un team internazionale di esperti del clima mostra che intense, localizzate e intense raffiche di pioggia possono essere causate da un rapido innalzamento dell’aria attraverso le nuvole e dimostra che questi innalzamenti dell’aria possono essere previsti. L’autore principale dello studio, Met Office Principal Fellow e Visiting Professor presso la School of Engineering della Newcastle University, Paul Davies, ha affermato: “Il nuovo modello mira a migliorare la resilienza del Regno Unito agli eventi meteorologici estremi, che stanno diventando più frequenti e intensi a causa del cambiamento climatico. Questo approccio affronta l’urgente necessità di migliori capacità di previsione e aiuterà sia le comunità del Regno Unito che quelle globali a mitigare i rischi associati a eventi meteorologici sempre più estremi”. Paul ha aggiunto: “Per comprendere questi eventi di precipitazioni estreme abbiamo fatto una scoperta entusiasmante: la presenza di una struttura atmosferica a tre strati, costituita da strati umidi assoluti instabili inseriti tra uno strato superiore stabile e uno strato inferiore quasi stabile”. La nuova ricerca si concentra sulle proprietà atmosferiche dell’ambiente di precipitazioni estreme, con particolare attenzione alla termodinamica associata ai processi di produzione di precipitazioni sub-orarie. Identifica una struttura atmosferica distintiva a tre strati, fondamentale per comprendere i rovesci localizzati e i regimi atmosferici su larga scala associati, che potrebbero consentire una previsione più ampia del verificarsi di rovesci estremi e inondazioni improvvise. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla