Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Il mix di acque atlantiche e artiche ha ruolo chiave nel clima globale

(30 Agosto 2024)

Roma – La miscelazione delle acque atlantiche e artiche svolge un ruolo essenziale nel sostenere la circolazione meridionale atlantica (AMOC), fondamentale per la regolazione del clima terrestre. E’ quanto emerge da uno studio dell’Università di Southampton, dell’Indian Institute of Technology di Bhubaneswar, del National Oceanography Centre e dell’Università di Stoccolma pubblicato su Nature Communications. L’AMOC agisce come un gigantesco nastro trasportatore oceanico che sposta l’acqua calda dai tropici a nord e l’acqua fredda a sud, distribuendo il calore in tutto il pianeta. Aiuta a mantenere l’Europa settentrionale, incluso il Regno Unito, relativamente mite rispetto ad altre regioni a latitudini simili. Gli autori del nuovo studio hanno coperto che il ramo inferiore dell’AMOC, ovvero la parte di questa “cintura trasportatrice” costituita da acque profonde, fredde e dense che scorrono verso sud nell’Oceano Atlantico, è composto per il 72% da acque atlantiche e per il 28% da acque artiche. “Quando l’acqua calda raggiunge le regioni più fredde del Nord Atlantico, perde calore nell’atmosfera, diventa più densa e affonda a grandi profondità”, spiega il dott. Dipanjan Dey, autore principale dello studio, che ha intrapreso la ricerca come ricercatore post-dottorato presso l’Università di Southampton. “Abbiamo scoperto che mentre una parte di questa acqua densa torna immediatamente a sud, gran parte di essa viaggia verso nord, dove si mescola con le acque artiche più fredde e fresche in regioni come lo Stretto di Danimarca, tra l’Islanda e la Groenlandia. Questo processo di miscelazione rende le acque ancora più dense prima che scorrano anch’esse verso sud, contribuendo alla forza dell’AMOC”. I ricercatori stimano che la miscelazione delle acque dell’Atlantico e dell’Artico sia responsabile del 33 percento della trasformazione dell’acqua calda e salata in acqua più fredda, dolce e densa, mentre il 67 percento è attribuito alle interazioni tra l’oceano e l’atmosfera. Lo studio mette in discussione le ipotesi precedenti che si concentravano principalmente sulla perdita di calore in aree specifiche, senza tenere conto del ruolo critico della miscelazione delle acque tra l’Atlantico e l’Artico. I modelli prevedono che l’AMOC potrebbe rallentare man mano che il pianeta si riscalda a causa del cambiamento climatico. Una circolazione AMOC più debole e meno profonda, come è successo durante l’ultima era glaciale, ha conseguenze importanti per i modelli climatici globali. Le nuove conoscenze sul ruolo della miscelazione delle acque atlantiche e artiche ci aiutano a comprendere meglio questi processi. Il professor Robert Marsh, coautore del documento dell’Università di Southampton, spiega: “Man mano che la superficie dell’oceano si riscalda e diventa più fresca, il conseguente aumento della stratificazione (stratificazione dell’acqua) ostacola questa cruciale miscelazione tra le acque atlantiche e artiche. Questa ridotta miscelazione indebolisce l’AMOC diminuendo la densità e la profondità del suo flusso verso sud, portando potenzialmente a un rallentamento generale della circolazione. Un rallentamento della circolazione dell’AMOC avrebbe conseguenze importanti, da temperature molto più fredde nell’Europa settentrionale all’innalzamento del livello del mare lungo la costa orientale degli Stati Uniti. Se si indebolisce in modo significativo, potrebbero verificarsi cambiamenti bruschi, drammatici e potenzialmente irreversibili nel clima del nostro pianeta”. Un AMOC più debole e meno profondo potrebbe anche ridurre il tempo in cui l’anidride carbonica rimane nell’oceano prima di essere rilasciata nell’atmosfera, accelerando potenzialmente il cambiamento climatico e i suoi impatti. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla