Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Indagine satellitare getta basi per una migliore conservazione dell’Antartide

(7 Agosto 2024)

Roma – Una mappatura a livello continentale della flora dell’Antartide rivela la crescita di piante in aree precedentemente inesplorate e fornirà indicazioni sulle misure di conservazione in tutta la regione. Questo secondo un nuovo studio guidato dall’Università di Edimburgo e pubblicato su Nature Geoscience. L’indagine satellitare di muschi, licheni e alghe in tutto il continente costituirà una base di partenza per monitorare il modo in cui la vegetazione dell’Antartide risponde ai cambiamenti climatici. Gli scienziati hanno utilizzato un satellite dell’Agenzia spaziale europea per scandagliare il continente e, in combinazione con misurazioni sul campo effettuate nel corso di diverse stagioni estive, hanno rilevato quasi 45 chilometri quadrati di vegetazione, ovvero circa tre volte la dimensione del lago Windermere nel Lake District, nel Regno Unito. Il team internazionale, guidato dall’Università di Edimburgo con il Norwegian Institute for Nature Research, il British Antarctic Survey e la Scottish Association for Marine Science, ha scoperto che oltre l’80 percento della crescita della vegetazione era contenuta nella Penisola Antartica e nelle isole vicine. Il team stima che questa crescita rappresenti solo lo 0,12 percento dell’area totale libera dai ghiacci dell’Antartide, evidenziando l’importanza di monitorare le aree chiave con maggiore abbondanza di vegetazione, che non sono adeguatamente protette dall’attuale sistema delle Aree Specialmente Protette Antartiche (ASPA), affermano gli esperti. Charlotte Walshaw, ricercatrice PhD della School of GeoSciences, University of Edinburgh, che ha guidato lo studio, ha affermato: “La nostra mappa su scala continentale fornisce informazioni chiave sulla presenza di vegetazione in aree raramente visitate dalle persone. Ciò avrà profonde implicazioni per la nostra comprensione di dove si trova la vegetazione nel continente e quali fattori influenzano questa distribuzione”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla