Roma – Imporre per legge alle aziende una disclosure sul loro impatto climatico e sociale non sempre le spinge a migliorare le loro politiche in questi settori. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’ Università di Auckland e pubblicato sulla The British Accounting Review. La ricerca co-condotta dal professor Charl de Villiers (University of Auckland, Business School) ha esaminato gli effetti di un’importante iniziativa dell’UE in materia di rendicontazione sulla sostenibilità, la direttiva 2014/95/UE, entrata in vigore nel 2017. La legge impone alle grandi aziende di rendicontare le proprie performance su questioni non finanziarie, tra cui quelle ambientali, sociali e relative ai dipendenti, diritti umani, lotta alla corruzione e alle tangenti. Tuttavia, dopo aver analizzato un campione di aziende provenienti da diversi Paesi tra il 2009 e il 2020, i ricercatori hanno scoperto che i risultati sociali e ambientali non sono migliorati in modo significativo dopo la direttiva. “Nonostante la spinta normativa, le aziende europee non hanno evidenziato miglioramenti sostanziali nelle loro prestazioni sociali e ambientali, né sono migliorate rispetto alle aziende statunitensi. I risultati sono sorprendenti”, afferma de Villiers. “È importante non dare per scontato che se obblighiamo le aziende a divulgare informazioni, in realtà faranno meglio per l’ambiente e le persone”. Lo studio, afferma de Villiers, fornisce prove ampiamente fondate dell’inefficacia dell’obbligo di divulgazione di informazioni sociali e ambientali alle aziende per migliorare le performance. (30Science. com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Costringere le aziende a svelare l’impatto climatico non sempre le rende più green
(22 Agosto 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla