Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Corea del Sud: per la Corte Costituzionale legge clima viola diritti delle generazioni future

(30 Agosto 2024)

Roma – La Corte costituzionale della Corea del Sud ha stabilito che parte della legge nazionale sul clima non è conforme alla tutela dei diritti costituzionali delle generazioni future, una decisione che gli attivisti locali definiscono una “decisione epocale”. Il verdetto unanime conclude quattro anni di battaglie legali e crea un precedente significativo per le future azioni legali legate al clima nella regione. La corte ha ritenuto che l’assenza di obiettivi giuridicamente vincolanti per la riduzione dei gas serra per il periodo 2031-2049 violava i diritti costituzionali delle generazioni future e non rispettava il dovere del governo di proteggere tali diritti. La corte ha affermato che questa mancanza di obiettivi a lungo termine ha spostato un onere eccessivo sul futuro. Ha dato all’assemblea nazionale e al governo tempo fino al 28 febbraio 2026 per modificare la legge per includere questi obiettivi a lungo termine. La causa sul clima in Corea del Sud è iniziata a marzo 2020 quando Youth 4 Climate Action , un gruppo che guida il ramo coreano del movimento globale per lo sciopero del clima nelle scuole, ha intentato la prima causa, sostenendo che gli obiettivi inadeguati di riduzione dei gas serra del governo violavano i diritti fondamentali dei cittadini, in particolare quelli delle generazioni future. Successivamente, sono state consolidate altre tre cause, portando il numero di querelanti a 255. Al momento della presentazione della denuncia, i ricorrenti rappresentavano un’ampia fascia d’età: bambini, neonati e persino un feto , sottolineando l’impatto a lungo termine della politica climatica sulle generazioni future. Gli attivisti, tra cui Kim Seo-gyeong di Youth 4 Climate Action, hanno affermato di considerare la decisione della corte non come la fine, ma come l’inizio di un rinnovato impegno per azioni più ambiziose in materia di clima. Tuttavia, la corte ha respinto le affermazioni dei querelanti secondo cui l’obiettivo del governo per il 2030 di ridurre le emissioni di gas serra del 40 per cento rispetto ai livelli del 2018, come stabilito dalla legge sulla neutralità carbonica del Paese, violava i diritti costituzionali, affermando che questo obiettivo a breve termine era sufficiente. Dopo il verdetto, i querelanti hanno affermato in una dichiarazione congiunta: “C’è una certa delusione per le parti che non sono state confermate oggi. Tuttavia, è chiaro che la sentenza odierna rappresenta un progresso significativo nella protezione dei diritti di tutti, al di là della crisi climatica”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla