Valentina Arcovio

Mappata valanga sottomarina che risale a 60mila anni fa

(21 Agosto 2024)
Roma – Mappato l’impatto di una gigantesca valanga sottomarina avvenuta quasi 60.000 anni fa nel canyon di Agadir, sulla costa nord-occidentale dell’Africa. A farlo una nuova ricerca dell’Università di Liverpool, pubblicata su Science Advances. Gli scienziati hanno rivelato come una valanga sottomarina sia cresciuta di oltre 100 volte, causando un’enorme scia di distruzione mentre percorreva 2000 km attraverso il fondale dell’Oceano Atlantico al largo della costa nord-occidentale dell’Africa. Lo studio fornisce una visione senza precedenti delle dimensioni, della forza e dell’impatto di uno dei fenomeni misteriosi della natura, le valanghe sottomarine. L’analisi rivela che l’evento, iniziato come una piccola frana del fondale marino del volume di circa 1,5 km3, è cresciuto di oltre 100 volte in termini di dimensioni, raccogliendo massi, ghiaia, sabbia e fango mentre attraversava uno dei più grandi canyon sottomarini del mondo prima di percorrere altri 1600 km attraverso il fondo del Mar Atlantico. La valanga è stata così potente da erodere l’intera lunghezza di 400 km del canyon e diverse centinaia di metri sui lati, circa 4500 km2 in totale, ed è stata così forte da trasportare ciottoli per oltre 130 m sul lato del canyon. A differenza di una frana o di una valanga di neve, le valanghe sottomarine sono impossibili da vedere ed estremamente difficili da misurare. Tuttavia, sono il meccanismo principale per lo spostamento di materiale come sedimenti, nutrienti e sostanze inquinanti sulla superficie terrestre e rappresentano un significativo rischio geologico per le infrastrutture del fondo marino, come i cavi internet. Il gruppo di ricerca ha analizzato più di 300 campioni di carotaggi prelevati nell’area durante le crociere di ricerca degli ultimi 40 anni. Questo, insieme ai dati sismici e batimetrici, ha permesso di mappare la gigantesca valanga. “È la prima volta che si riesce a mappare un’intera valanga sottomarina di queste dimensioni e a calcolarne il fattore di crescita”, ha detto Chris Stevenson, sedimentologo della Scuola di Scienze Ambientali dell’Università di Liverpool, che ha guidato la squadra di ricerca che, per la prima volta, ha mappato da capo a piedi una gigantesca valanga sottomarina, avvenuta quasi 60.000 anni fa nel Canyon di Agadir. “Ciò che è così interessante è come l’evento sia cresciuto da un inizio relativamente piccolo fino a diventare un’enorme e devastante valanga sottomarina che ha raggiunto un’altezza di 200 metri mentre si muoveva a una velocità di circa 15 m/s distruggendo il fondale marino e tutto ciò che incontrava sul suo cammino”, ha continuato Stevenson. “Per metterla in prospettiva, si tratta di una valanga delle dimensioni di un grattacielo, che si muove a più di 40 m/s da Liverpool a Londra, che scava una trincea profonda 30 m e larga 15 km distruggendo tutto ciò che incontra sul suo cammino”, ha osservato Stevenson. “Poi si diffonde in un’area più grande del Regno Unito, seppellendola sotto circa un metro di sabbia e fango”, ha proseguito Stevenson. “Abbiamo calcolato che il fattore di crescita è di almeno 100, un valore molto più elevato rispetto alle valanghe di neve o alle colate detritiche che crescono solo di circa 4-8 volte”, ha dichiarato Christoph Bottner, ricercatore Marie-Curie presso l’Università di Aarhus in Danimarca, che ha guidato la squadra di scienziati. “Abbiamo riscontrato questa crescita estrema anche in valanghe sottomarine più piccole misurate altrove; quindi, pensiamo che questo possa essere un comportamento specifico associato alle valanghe sottomarine e abbiamo intenzione di indagare ulteriormente”, ha spiegato Bottner. “Le nostre nuove conoscenze mettono in discussione il modo in cui consideriamo questi eventi”, ha aggiunto Sebastian Krastel, responsabile della Geofisica marina dell’Università di Kiel e scienziato capo a bordo delle crociere che hanno mappato il canyon. “Prima di questo studio, pensavamo che le grandi valanghe fossero dovute solo a grandi cedimenti dei pendii, ma ora sappiamo che possono iniziare in piccolo e trasformarsi in eventi giganteschi estremamente potenti ed estesi”, ha evidenziato Krastel. “Questi risultati sono di enorme importanza per il modo in cui cerchiamo di valutare il potenziale rischio geologico per le infrastrutture del fondo marino, come i cavi internet che trasportano quasi tutto il traffico internet globale, e che sono fondamentali per tutti gli aspetti delle nostre società moderne”, ha concluso Krastel. (30Science.com)
Valentina Arcovio