Valentina Arcovio

Scoperto come cervello anticipa i cambi di ritmo della musica

(27 Agosto 2024)

Roma – I ricercatori hanno identificato due reti cerebrali che ci aiutano ad anticipare e identificare le transizioni nella musica, e queste reti appaiono diverse nei musicisti e nei non musicisti. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto da Iballa Burunat Perez dell’Università di Jyväskylä in Finlandia, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. I confini musicali, i momenti in cui una sezione di una composizione finisce e un’altra inizia, sono importanti per godere della musica, in particolare della tradizione occidentale. Altrimenti, anche la propria hit preferita suonerebbe come un flusso monotono di suoni casuali, “simile alla lettura di un testo senza punteggiatura”, afferma spiega Perez. Per comprendere come il cervello elabora i confini musicali, i ricercatori hanno analizzato l’attività cerebrale di 36 adulti mentre ascoltavano tre opere strumentali di generi diversi: la composizione argentina di tango nuevo Adiós Nonino di Astor Piazzolla, il pezzo progressive metal statunitense Stream of Consciousness dei Dream Theater e il classico del balletto russo The Rite of Spring di Igor Stravinsky. Tutti gli ascoltatori avevano frequentato la scuola in Finlandia e metà si considerava un musicista semi-professionista o professionista. I ricercatori hanno scoperto che, subito prima di un confine musicale, una rete cerebrale che hanno chiamato “rete uditiva precoce” si attiva in previsione della fine della frase musicale. Questa rete coinvolge principalmente aree uditive nella parte posteriore della regione esterna del cervello, chiamata corteccia. Una rete diversa si attiva quindi durante e dopo le transizioni musicali. Denominata “rete di transizione dei confini”, è caratterizzata da un aumento dell’attività nelle aree uditive verso la parte centrale e anteriore, o frontale, della corteccia. Perez afferma che lo spostamento dell’attività cerebrale tra queste due aree è simile al modo in cui il nostro cervello comprende le differenze tra le frasi nel linguaggio. Diverse regioni del cervello si disattivano durante e dopo i confini musicali, tra cui la corteccia prefrontale ventrolaterale destra, coinvolta in compiti cognitivi complessi e nel processo decisionale. Ciò suggerisce che, quando inizia un nuovo segmento, il cervello reindirizza l’attenzione e le risorse verso l’integrazione delle nuove informazioni musicali. I musicisti e i non musicisti utilizzano queste due reti cerebrali in modo diverso. Ad esempio, i musicisti si sono affidati ad aree cerebrali importanti per l’elaborazione e l’integrazione uditiva di livello superiore. Secondo Perez, questo potrebbe riflettere un approccio più specializzato alla comprensione dei confini musicali. I non musicisti, d’altro canto, hanno mostrato una maggiore connettività attraverso regioni cerebrali più ampie, indicando un approccio più generalizzato. Oltre a chiarire come il cervello elabora la musica, queste scoperte potrebbero anche aiutare a sviluppare terapie basate sulla musica per le persone che hanno difficoltà a comprendere il linguaggio, afferma Perez. Ad esempio, secondo la scienziata, incorporare elementi di confini musicali nelle transizioni linguistiche, magari impostando le sillabe su una melodia, potrebbe rendere le frasi più facili da capire. (30Science.com)

Valentina Arcovio