Roma – Far “parlare” il mais, facendogli cambiare colore per rivelare infezioni latenti e in particolare la cosiddetta malattia della macchia catramata (o di catrame) così da evitare pericolose carenze alimentari. E’ l’obiettivo di un progetto portato avanti in collaborazione tra Insignum AgTech e i ricercatori della Facoltà di Agraria e della Facoltà di Ingegneria della Purdue University. La malattia delle macchie di catrame riduce la capacità di una pianta di mais di assorbire la luce solare, indebolendo così la pianta e riducendo la resa. La malattia è causata dal fungo Phyllachora maydis. Crea macchie nere sollevate e bitorzolute chiamate stromi su bucce, foglie e gambi di mais. Ogni singolo stroma può produrre migliaia di spore fungine che possono rapidamente infettare altre piante e campi. Il progetto si concentrerà su tre aree. Per farvi fronte si punterà a utilizzare il DNA già presente nelle piante di mais per sviluppare un nuovo gene che rivela le infezioni in una fase iniziale. Il gene userà la risposta innata della pianta a una spora fungina per far sì che le foglie formino macchie viola nel sito dell’infezione circa una settimana prima che i sintomi della malattia possano essere identificati. “Gli agricoltori potranno quindi trattare i loro raccolti per prevenire i danni causati da questa malattia devastante”, hanno affermato i ricercatori. “Trattare al momento giusto è fondamentale per curare la malattia. È difficile farlo correttamente”.(30Science.com)