Valentina Di Paola

Il lato oscuro delle Olimpiadi, la poca sostenibilità della filiera del ghiaccio

(26 Luglio 2024)

Roma –  La quantità di energia e acqua necessarie per produrre, immagazzinare e trasportare il ghiaccio potrebbe essere deleteria per la salute del pianeta. A evidenziare questo risvolto negativo di uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo uno studio, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine, condotto dagli scienziati dell’Università di Montpellier. Il team, guidato da Sebastien Racinais, ha valutato le pratiche per cui vengono utilizzate le risorse di ghiaccio durante i Giochi olimpici. L’uso del ghiaccio durante le Olimpiadi estive, spiegano gli esperti, ha raggiunto livelli straordinari, e la quantità di energia e acqua necessarie per produrre, immagazzinare e trasportare il ghiaccio potrebbe provocare serie conseguenze sul pianeta. Nel 2020, per i Giochi olimpici estivi di Tokyo sono state consegnate circa 22 tonnellate di ghiaccio per scopi medici e 42 tonnellate alle residenze del Villaggio olimpico, in parte tramite macchine per la distribuzione del ghiaccio. I quantitativi di ghiaccio andato sprecato e quello effettivamente utilizzato, però, non sono chiari. Per quanto riguarda Parigi 2024, la stima iniziale presentata dalle Federazioni Internazionali era di 1624 tonnellate di ghiaccio, per un costo di 2,5 milioni di euro. In un secondo momento, il fabbisogno è stato ridotto a 650 tonnellate. “La crioterapia, sotto forma di impacchi di ghiaccio, pompe di compressione, bagni e immersioni in acqua fredda – sottolineano gli autori – è ampiamente utilizzata dagli atleti e dai loro team di supporto per gestire infortuni e accelerare il recupero. A parte le sfide logistiche legate alla produzione, al trasporto e allo stoccaggio, il ghiaccio viene spesso utilizzato per ottenere benefici che non sono basati su evidenze scientifiche. In effetti, il freddo potrebbe provocare effetti opposti rispetto a quanto previsto, compromettendo il recupero e la rigenerazione tissutale”. Recenti ricerche, sostengono gli esperti, ipotizzano infatti che il ghiaccio potrebbe ridurre la forza a lungo termine e minare le prestazioni. Tra Atene 2004 e Rio 2016, la percentuale di trattamenti prescritti dai fisioterapisti basati sul freddo è passata dal 10 al 44 per cento. “L’utilizzo del ghiaccio alle Olimpiadi estive ha raggiunto livelli straordinari – concludono gli scienziati – mettendo potenzialmente a dura prova le risorse locali e regionali. La comunità della medicina sportiva e dell’esercizio fisico ha bisogno di dati migliori sulla quantità effettiva di ghiaccio. La pianificazione del fabbisogno di questa risorsa dovrebbe prevedere un uso minimale di pratiche non basate su evidenze scientifiche e promuovere una migliore sostenibilità. Nonostante questo, è importante garantire una fornitura di ghiaccio da utilizzare in determinate situazioni, come in caso di dolore acuto, esigenze di recupero e gestione del colpo di calore da sforzo”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).