Valentina Di Paola

Un passo verso Blade runner: robot con pelle sintetica sanno anche sorridere

(25 Giugno 2024)

Roma – Applicare del tessuto cutaneo ingegnerizzato a robot umanoidi complessi potrebbe presentare notevoli vantaggi per la mobilità, l’autoriparazione e la capacità di rilevamento, oltre a garantire un aspetto sempre più realistico degli automi. A compiere un significativo passo in avanti in questa direzione gli scienziati dell’Università di Tokyo, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Cell Reports Physical Science per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Shoji Takeuchi, ha incluso perforazioni speciali nella faccia di un robot. Questi risultati, spiegano gli esperti, potrebbero essere utili nel settore dei cosmetici e contribuire alla formazione dei chirurghi plastici. Il laboratorio di Takeuchi, il Biohybrid Systems Laboratory, si è rivelato un ambiente pionieristico per la robotica bioibrida. Il gruppo di ricerca ha creato mini robot in grado di spostarsi utilizzando tessuto muscolare biologico, carne coltivata in laboratorio stampata in 3D, pelle ingegnerizzata che può guarire e altri prototipi.

Altri metodi per legare il tessuto cutaneo a strutture solide presentano limitazioni. Questo nuovo metodo può funzionare su superfici complesse, curve e persino in movimento.
CREDITO
©2024 Takeuchi et al. CC-BY-ND

In questo lavoro, gli esperti hanno presentato un approccio per migliorare l’adesione tra le caratteristiche meccaniche e la struttura sottocutanea della pelle, imitando i legamenti della pelle umana. La naturale flessibilità della pelle e il forte metodo di adesione fanno sì che la pelle possa muoversi con i componenti meccanici del robot senza strapparsi o staccarsi. Progettando attentamente piccole perforazioni, affermano gli esperti, è possibile applicare una pelle praticamente su qualsiasi forma di superficie. Il gruppo di ricerca ha utilizzato uno speciale gel di collagene per l’adesione trattato al plasma. “Manipolare i tessuti biologici morbidi e umidi durante il processo di sviluppo è molto più difficile di quanto si possa pensare – spiega Takeuchi – se non si mantiene la sterilità, la presenza di batteri può causare la morte del tessuto. I nostri risultati rappresentano la base di una nuova tecnica, che potrebbe avere numerose applicazioni, che spaziano dalla medicina clinica fino alla farmacologia. Crediamo che la creazione di una pelle più spessa e realistica possa essere ottenuta incorporando ghiandole sudoripare, ghiandole sebacee, pori, vasi sanguigni, grasso e nervi”. “Abbiamo anche individuato nuove sfide – conclude – come la necessità di rughe superficiali per ottenere un aspetto più naturale, e l’importanza di assicurare un movimento fluido per ricreare le espressioni. Creare robot in grado di curarsi da soli, percepire l’ambiente in modo più accurato ed eseguire compiti con destrezza simile a quella umana è incredibilmente motivante, ed è l’obiettivo per il prossimo futuro”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e quest’anno ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).