Valentina Di Paola

Scoperto il ramo perduto del Nilo: scorreva ai piedi delle piramidi

(16 Maggio 2024)

Roma – Almeno 31 piramidi egizie potrebbero essere state originariamente costruite accanto a un ramo del fiume Nilo lungo 64 km, ormai sepolto da deserto e terreno agricolo. Questa l’ipotesi descritta sulla rivista Communications Earth & Environment, formulata dagli scienziati dell’Università della Carolina del Nord a Wilmington. Il team, guidato da Eman Ghoneim, ha esaminato il complesso piramidale di Giza e Lisht, realizzati circa 4.700 anni fa. I campi piramidali egiziani tra Giza e Lisht, costruiti in un periodo di quasi 1.000 anni a partire da circa 4.700 anni fa, si trovano ora ai margini dell’inospitale deserto occidentale, parte del Sahara. rove sedimentarie suggeriscono che il Nilo aveva una portata molto più elevata, con il fiume che si divideva in diversi rami in alcuni punti. I ricercatori avevano precedentemente ipotizzato che uno di questi rami scorresse vicino ai campi piramidali, ma ciò non è stato confermato.

Il gruppo di ricerca si trova di fronte alla piramide del Tempio della Valle di Unas, che nell’antichità fungeva da porto fluviale. Credito: Eman Ghoneim.

Le prove sedimentarie suggeriscono che il Nilo aveva una portata molto più elevata, con il fiume che si divideva in diversi rami. Era stato già ipotizzato che uno di questi rami potesse scorrere lungo le piramidi, ma finora non esistono prove a supporto di questa teoria. Il gruppo di ricerca ha esaminato le immagini satellitari per trovare la possibile ubicazione di un antico ramo del fiume che correva lungo le pendici dell’altopiano del deserto occidentale. Gli scienziati hanno anche utilizzato indagini geofisiche e carotaggi per confermare la presenza di sedimenti fluviali. Il ramo perduto, chiamato Ahramat, dal termine arabo per “piramidi”, potrebbe essersi seccato a causa di un maggiore accumulo di sabbia portata dal vento. 4.200 anni fa, in effetti, potrebbe essersi verificata una grave siccità. Gli autori ritengono inoltre che molte delle piramidi avevano strade rialzate che terminavano sulle sponde del fiume, che quindi potrebbe essere stato utilizzato per il trasporto di materiali da costruzione. Questi risultati, concludono gli scienziati, sottolineano l’importanza del fiume Nilo come arteria culturale della civiltà egizia. Allo stesso tempo, la perdita del ramo ribadisce il profondo legame tra la società umana e l’influenza dei cambiamenti ambientali. Nei prossimi step, sarà interessante valutare altri rami estinti del Nilo, per dare priorità agli scavi archeologici lungo le rive e proteggere il patrimonio culturale egiziano. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).