(30Science.com) – Roma, 8 feb. – L’Università Pompeu Fabra quest’anno ha fatto cappotto con i finanziamenti del Consolidator Grant dello European Research Council (ERC) . Almeno tra gli italiani che lavorano all’estero. Tre i ricercatori premiati: Stefano Biagetti, Luigi Pascali e Antonio Penta. Lo abbiamo raggiunto a Barcellona.
Quanti anni hai e di dove sei originario?
Ho 42 anni. La risposta a questa domanda è più complicata di quello che potrebbe: i miei sono pugliesi, ma sono nato a Verona. Quando avevo 5 anni però ci siamo trasferiti in provincia di Avellino, e poi a Ferrara, dove sono stato dalla seconda media fino alla fine del liceo. “Identitariamente”, mi sento un po’ pugliese, pur non avendoci mai vissuto (è il luogo dei miei e dei miei parenti, l’unica costante geografica nella mia vita), ed un po’ emiliano, pur non essendolo davvero (è il luogo della mia adolescenza, dove ho ancora tanti cari amici).
Di cosa si occuperà il suo progetto?
Il mio progetto ha l’obiettivo di esplorare fino a che punto alcuni “tratti della personalità” (TdP) possano essere rappresentati all’interno di modelli economici tradizionali. La motivazione nasce dal fatto che una crescente letteratura empirica in economia ha mostrato come alcuni TdP possano contribuire a spiegare in maniera significativa risultati economici di vario tipo (per es., livello di reddito, propensione al risparmio, ricchezza accumulata, probabilità di disoccupazione, etc.). Questi TdP sono concetti sviluppati dalla psicologia, e misurati con le metodologie di quella disciplina (tipicamente con questionari). In quanto tali, al di là delle correlazioni tra TdP e variabili economiche che emergono da questa letterature empirica, è difficile incorporare queste nozioni in modelli economici “standard”, di quelli che vengono usati per fare simulazioni, valutare politiche pubbliche, etc. Il progetto si propone prima di sviluppare un modello economico “standard”, che possa catturare almeno alcuni aspetti dei TdP in termini di preferenze degli individui, e poi studiare la misura in cui il nostro modello economico possa effettivamente servire come base analitica per rappresentare le implicazioni di questi TdP nell’analisi economica.
Quali possono essere le potenziali applicazioni di queste ricerche?
Una delle applicazioni principali sarebbe quella di poter valutare l’impatto economico di politiche tese a favorire lo sviluppo di alcuni TdP, che sono oggetto di discussione tanto in ambito accademico quanto in quello politico (questo, almeno negli USA). Su un piano più meramente accademico, ci aspettiamo che i nostri risultati portino anche ad un’unificazione di alcune teorie economiche comportamentali, che finora sono state analizzate in maniera separata, o non completamente sistematica.
Perché è così importante?
Per vari motivi. In primo luogo perché consentirebbe una maggiore comprensione ed un’analisi economica di questi concetti importati dalla psicologia, che già sappiamo avere rilevanza economica. Secondo, bisogna considerare che questo approccio potrebbe fornire nuovi strumenti di misurazione dei tratti della personalità, basati su criteri comportali (per esempio in base alle scelte degli individui, di fronte ad incentivi), piuttosto che su questionari basati su scale qualitative. Terzo, il progetto risolverebbe alcune questioni metodologiche della misurazione di questi TdP, tanto da un punto di vista della scienza economica, che potenzialmente della psicologia. Infine, questa analisi genera ovvie direzioni di ulteriore ricerca nell’ambito dell’economia comportamentale.
Qual è stato il suo percorso accademico?
Dopo il Liceo a Ferrara (al Liceo Ludovico Ariosto), ho studiato a Milano, alla Bocconi, dove mi sono laureato in Economia nel 2004. A quel punto sono andato negli USA, dove ho fatto il dottorato in Economia alla University of Pennsylvania (a Philadelphia), che ho completato nel 2010. In quell’anno sono stato assunto come Assistant Professor dalla University of Wisconsin-Madison. Lì sono stato promosso ad Associate Professor (con tenure) nel 2016. Nell’estate del 2017 sono tornato in Europa, a Barcellona, come Full Professor nel dipartimento di economia della Università Pompeu Fabra. Alla fine di quell’anno ho vinto la mia prima borsa dell’ERC (una ERC-starting grant, per un progetto iniziato nel 2018 e che condurrò a termine quest’anno), e nel 2018 sono diventato ICREA Research Professor (una speciale di posizione di ricerca offerta dal governo Catalano).
Perché non ha scelto di realizzare il suo progetto in una istituzione di ricerca italiana?
Dopo il lungo periodo negli USA (dal 2004 al 2017), avevo il desiderio di tornare in Europa. In realtà ho preso poco in considerazione l’idea di tornare in Italia, per una combinazione di motivi personali e professionali: da un lato, le università italiane che possano competere sul mercato internazionale, quanto a condizioni economiche e livello della ricerca, sono piuttosto poche; dall’altro lato sia io che mia moglie ci eravamo abituati alla vita da espatriati, e a vivere in un contesto più internazionale di quanto non siano la maggior parte delle città e università italiane. Siamo stati indecisi tra l’Inghilterra e Barcellona (avevo opportunità nel Regno Unito), ma un pò il referendum su Brexit, un pò altre considerazioni, ci hanno fatto propendere per Barcellona: È una città molto internazionale, in cui si vive bene, e che offre un compromesso tra amenità varie, qualità della vita, ed efficienza che in Italia non abbiamo.
Quali sono i prossimi obiettivi della sua attività di ricerca?
L’obiettivo principale è certamente quello di conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissi con il progetto di ricerca per cui ho vinto questa ERC-consolidator grant. Si tratta di sviluppare sia l’analisi teorica del modello che intendiamo proporre, che condurre analisi empiriche e sperimentali per testare la sua capacità di descrivere il comportamento, e più in particolare di catturare aspetti rilevanti dei TdP. (30Science.com)