Roma – Quando una stella di dimensioni simili al Sole raggiunge le fasi finali della sua vita si espande fino a raggiungere da cento a mille volte le sue dimensioni originali, e tende a inglobare i pianeti interni che le orbitano attorno. Questa ipotesi di lunga data è stata ora dimostrata da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati del NOIRLab e della National Science Foundation. Il team, guidato da Ryan Lau e Aaron Meisner, ha utilizzato i dati ottenuti dal Gemini South Adaptive Optics Imager (GSAOI) per analizzare una stella nella Via Lattea a circa 13 mila anni luce dalla Terra. I ricercatori hanno in realtà esaminato moltissime stelle in vari stati della loro evoluzione, riuscendo a ricostruire in che modo gli astri interagiscano con i sistemi planetari. Secondo le stime degli studiosi, eventi di collisione tra stelle e pianeti si verificano solo poche volte all’anno in tutta la Via Lattea. Per la prima volta i ricercatori hanno osservato una prova diretta di una stella morente che si espande per inghiottire un pianeta. L’evento, avvenuto a circa 13 mila anni luce dalla Terra, potrebbe presagire il destino di Mercurio, Venere e Terra quando il Sole inizierà la sua espansione, tra circa cinque miliardi di anni. “Le nostre osservazioni – afferma Lau – forniscono una nuova prospettiva per ricercare le stelle della Via Lattea che hanno consumato i loro pianeti”. Per la maggior parte della sua vita, spiegano gli esperti, all’interno delle stelle simili al Sole la fusione nucleare consente alla stella di mantenere le proprie dimensioni. Quando l’idrogeno nel nucleo si esaurisce, il corpo celeste inizia a trasformare l’elio in carbonio, provocando l’espansione degli strati esterni. La superficie esterna si espande quindi fino a inghiottire i pianeti vicini, causando un’esplosione di energia e materia. “Distinguere le varie tipologie di esplosione non è semplice e richiede moltissime osservazioni – commenta Meisner – l’inglobamento di un pianeta infatti è molto diverso da un brillamento solare o dall’espulsione di massa coronale”. L’episodio osservato è durato circa 100 giorni, riportano gli esperti, che hanno stimato le dimensioni della stella e del pianeta inghiottito sulla base della curva di luce emessa dal sistema e del materiale espulso. “Secondo i nostri calcoli – riporta Martin Still, direttore del programma NSF Gemini Observatory – la stella misurava inizialmente tra 0,8 e 1,5 volte la massa del nostro Sole, mentre il pianeta era da uno a dieci volte più massiccio di Giove. L’interpretazione di questo evento fornisce la prova di un anello mancante nella nostra comprensione dell’evoluzione e del destino finale dei sistemi planetari. Questa analisi suggerisce che, dopo miliardi di anni necessari alla formazione del Sistema solare, la Terra e i pianeti interni potrebbero impiegare pochi mesi a ultimare la fase finale del proprio ciclo di vita”. (30science.com)
Valentina Di Paola
Osservata una stella che divora un pianeta, è successo a 13 mila anni luce dalla Terra
(4 Maggio 2023)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).