Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Salvati (CNR IRPI), importante valutare tutte le cause di morti e feriti da frane e inondazioni

(31 Gennaio 2023)

(30science.com) – Roma, 31 gen. – “Per quanto sia rilevante l’apporto di comportamenti scorretti di urbanizzazione o di consumo dei suolo per quel che riguarda l’eziologia della morte e del ferimento di tante persone in caso di frane e inondazioni, non dobbiamo mai dimenticare che questi eventi sono il frutto di una molteplicità di cause e fattoti predisponenti da studiare con attenzione”. Così Paola Salvati (CNR – Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) responsabile del progetto Polaris (Popolazione a Rischio da Frana e da Inondazione in Italia), che ha curato anche quest’anno il Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione Italiana da Frane e da Inondazioni del CNR- IRPI. Il Rapporto, disponibile sul sito polaris@irpi.cnr.it, fornisce informazioni di sintesi sugli eventi geo-idrologici avvenuti durante l’anno e che hanno causato il maggior impatto sulla popolazione, una breve descrizione dei danni registrati e la localizzazione geografica delle località dove le frane e le inondazioni hanno causato morti, feriti, sfollati e senzatetto. Complessivamente durante il 2022 le frane e le inondazioni hanno causato 24 morti, 1 disperso, 26 feriti e più di 1380 sfollati e senzatetto. Nei dodici mesi considerati dal rapporto tali eventi hanno interessato 58 comuni di 14 regioni. Nel rapporto sono anche pubblicati i dati riferiti al quinquennio 2017-2021, e al cinquantennio 1972-2021. Per quest’ultimo periodo sono disponibili i dati relativi al tasso di mortalità medio registrato in ciascuna regione italiana, sia per le frane che per le inondazioni. “La lettura di questi dati va fatta tenendo a mente le peculiarità del nostro Paese – spiega la dottoressa Salvati – in particolar modo le singole caratteristiche morfologiche, geologiche e climatiche dei diversi territori. I dati sulla Liguria, ad esempio, sono, tra le altre cose, da ricollegare al tipo di evento alluvionale che caratterizza quella regione – rapido e assai difficilmente prevedibile – che complica la messa in atto di una adeguata risposta da parte delle autorità preposte, così da scongiurare morti e feriti” “Neanche da sottovalutare – aggiunge la dottoressa – è la vocazione turistica del nostro Paese che nelle zone di montagna può portare a comportamenti imprudenti da parte di chi è in villeggiatura, comportamenti che invece vengono evitati da chi la montagna la vive quotidianamente e la conosce meglio”. Certo questo non vuol dire assolvere chi ha commesso illeciti ambientali e anche scelte politico-amministrative scorrette di inurbamento. Senza contare ricorda la Salvati: “l’alta densità di popolazione del nostro Paese e di alcune regioni soprattutto – penso alla Campania – che se associata ad altri fattori di rischio, come proprio in Campania, può portare ad un elevato tasso di mortalità e di feriti”. L’auspicio è che i dati del Rapporto, nati in ambito accademico, “possano integrare i già avanzati sistemi di rilevamento del rischio idrogeologico nazionale – conclude la Salvati – arrivando a stimolare i decisori responsabili ad interventi appropriati”. (30science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla