(30science.com) – Roma, 12 gen.- La Rejuvenate Bio, azienda biotecnologica di San Diego, afferma di essere riuscita a prolungare la durata della vita di topi in laboratorio con un’iniezione di cellule staminali. In un documento pubblicato sul server di pre-print BioRxiv, la ricerca apre alla possibilità di riportare indietro l’orologio biologico di una persona anziana, facendola diventare di nuovo giovane. La tecnica di riprogrammazione utilizzata dagli scienziati prevede il ripristino delle cellule a uno stato più giovane, e ha già suscitato l’interesse di molti investitori.
Gli scienziati avevano precedentemente dimostrato che funziona su singole cellule in laboratorio e ora stanno cercando di determinare se l’effetto di ringiovanimento funziona anche negli animali vivi. Il documento di Rejuvenate Bio rappresenta una prova ampiamente anticipata che questo metodo può effettivamente prolungare la vita degli animali.
Noah Davidsohn, chief scientific officer di Rejuvenate, afferma che la società ha utilizzato la terapia genica per aggiungere tre potenti geni di riprogrammazione ai corpi di topi di età equivalente a quella umana di 77 anni. Dopo il trattamento, la loro durata di vita residua è stata raddoppiata, afferma la società. I topi trattati hanno vissuto in media altre 18 settimane, mentre i topi di controllo sono morti in nove settimane. Complessivamente, i topi trattati hanno vissuto circa il 7% in più. Sebbene l’aumento della durata della vita sia stato modesto, la società afferma che la ricerca fornisce una dimostrazione dell’inversione dell’età in un animale.
“Questa è una tecnologia potente, ed ecco la prova”, afferma Davidsohn. “Volevo dimostrare che in realtà è qualcosa che possiamo fare nella nostra popolazione anziana”. Gli scienziati non collegati alla società hanno definito lo studio un punto di riferimento entusiasmante, ma hanno avvertito che il ringiovanimento di tutto il corpo mediante la terapia genica rimane un concetto poco compreso con enormi rischi. “È un bellissimo esercizio intellettuale, ma eviterei di fare qualcosa di lontanamente simile a una persona”, afferma Vittorio Sebastiano, professore alla Stanford University. Un rischio, secondo i ricercatori, è che il potente processo di programmazione possa causare il cancro, come spesso è stato osservato nei topi. (30science.com)