(30Science.com) – Roma, 03 dic. – Un nuovo candidato vaccino contro l’HIV sembra in grado di indurre precursori anticorpali ampiamente neutralizzanti negli esseri umani. A questa incoraggiante conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati del Fred Hutchinson Cancer Research Center, del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e dello Scripps Research Institute. Il team, guidato da Juliana McElrath, Adrian B. McDermott e William R. Schief, ha riportato i dati della sperimentazione di fase I sugli esseri umani di un vaccino basato sugli anticorpi ampiamente neutralizzanti (bnAb). Questi dati, sottolineano gli autori, stabiliscono una prova clinica del principio per la progettazione di vaccini mirati alla linea germinale per l’HIV e altri agenti patogeni attualmente privi di un percorso di cura e prevenzione.
Nel gruppo di lavoro c’era, tra gli altri, anche un ricercatore italiano, Alberto Cagigi, 43 anni di Cagliari, che nel corso della sperimentazione era al Vaccine Research Center (VRC), presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) del National Institutes of Health (NIH), negli Usa. Lo abbiamo raggiunto a Oslo in Norvegia, dove oggi lavora con Nykode Therapeutics,
Cosa avete scoperto con questo lavoro?
Il vaccino sperimentale testato nell’ambito dello studio IAVI G001, ha dimostrato il successo nello stimolare il sistema immunitario ad avviare il processo di generazione di un certo tipo di anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro contro l’HIV (bnAbs). Nello specifico, il vaccino e’ una parte della proteina Env di HIV ingegnerizzata in modo da stimolare ed aumentare una rarissima popolazione di cellule B naïve in grado di produrre precursori di VRC01, un certo tipo di bnAb che interagisce direttamente con il sito di legame per il recettore CD4, che l’HIV utilizza per legarsi alle cellule che infetta. Questo approccio è chiamato “targeting della linea germinale” e rappresenta il primo passo verso la produzione di anticorpi come VRC01. Essendo le cellule B precursori di VRC01 molto rare, la strategia e’ quella dapprima di aumentarne il numero con un vaccino fatto “ad hoc” e poi di ristimolarle con diverse versioni di Env via via sempre più simili alla proteina originale del virus. Questo concetto si chiama “vaccinazione sequenziale”.
Che tipo di sviluppi sono attesi?
Questi risultati stabiliscono la prova che il targeting della linea germinale è possibile negli esseri umani e supportano la continuazione di questa strategia verso lo sviluppo di altri vaccini nell’ambito della vaccinazione sequenziale per sviluppare ulteriormente queste cellule B e mirare alla produzione di bnAb che forniscono una protezione ampia e potente contro le varianti circolanti dell’HIV.
Siamo a un punto di svolta per il tanto atteso vaccino?
Si è lavorato per oltre un decennio per progettare questo vaccino a cui si aggiungono tanti altri anni di ricerca ed esperienza. Inoltre, il targeting della linea germinale e conseguente vaccinazione sequenziale e’ gia’ stata eseguita con successo su modelli animali ed ora e’ stato fatto il primo passo anche nell’uomo con i risultati sperati. Diciamo che ci sono ragioni per essere ottimisti.
Ora quali saranno gli ulteriori passi della sperimentazione?
Il passo successivo ora sarà di replicare i risultati di IAVI G001 con una versione del vaccino ad mRNA. Come si è visto per i vaccini contro il COVID-19, la tecnologia dell’mRNA ha infatti il potenziale per accelerare significativamente i tempi di sviluppo di nuovi vaccini e, soprattutto nell’ambito di una vaccinazione sequenziale che utilizza un numero di vaccini diversi, avere a disposizione questa tecnologia potrebbe essere un enorme vantaggio.
Che tempi?
Difficile da dire in quanto tutti i dati generati da questa sperimentazione andranno ora analizzati anche nell’ottica di capire come esattamente ingegnerizzare ulteriormente la Env per portare la maturazione degli anticorpi nella giusta direzione. Questo processo andra’ poi ripetuto dopo il secondo, terzo e forse quarto vaccino. Riuscire a completare con successo il primo passo con il targeting della germinale era comunque la sfida più difficile e questo è ora stato fatto.
Ci sono altri progetti analoghi in cantiere?
La strategia di targeting della linea germinale e vaccinazione sequenziale potrebbe essere applicata anche per vaccini contro altri patogeni impegnativi come per esempio il parassita della malaria ed i virus dell’Influenza, Dengue, Zika ed Epatite C. Immagino che al momento si stiano accumulando i dati essenziali per capire da dove cominciare con questo approccio.(30Science.com)