Emanuele Perugini

Lorenza Fontana studia come mitigare gli incendi

(1 Dicembre 2022)

Speciale ERC Starting Grant

Gli italiani che hanno vinto in Europa

(30Science.com) – Roma, 01 dic. –  Nei giorni scorsi lo European Research Council (ERC) ha assegnato gli Starting Grant. Si tratta di finanziamenti che vengono assegnati a giovani ricercatori che possono scegliere la sede dove svolgere le loro attività di ricerca. Tra i vincitori di questo bando ci sono cittadini di 46 paesi, in particolare tedeschi (70 ricercatori), italiani (41), israeliani (30) e olandesi (28). Non tutti i ricercatori e le ricercatrici italiane che hanno vinto questo consistente assegno (circa 1,5 milioni di euro) hanno scelto una sede in Italia  per sviluppare le loro attività. Altri hanno optato per altri paesi. LORENZA FONTANA è una di queste. L’abbiamo raggiunta alla University of Glasgow dove realizzerà il progetto FIREPOL (The Politics of Wildfires: A Comparative Study of Norms, Power and Conflict in the Global South).

Di cosa si occuperà il suo progetto?

Incendio nella regione della Chiquitania, una delle piu colpite dagli incendi in Bolivia, marzo 2022 (credit: Max Hirzel)

Il progetto si occuperà di studiare la dimensione politica degli incendi. Gli incendi sono fenomeni mondiali che hanno plasmato l’ambiente e la vita sulla terra per milioni di anni. Le società umane hanno sempre convissuto con gli incendi e la capacità di usare il fuoco è stata una pietra miliare nell’evoluzione umana. Tuttavia, in anni recenti, abbiamo assistito ad un aumento esponenziale di incendi di grande magnitudine in varie regioni del mondo, incluso il bacino mediterraneo, per effetto del cambio climatico e dell’azione umana sull’ambiente. Se lo sviluppo di nuove tecnologie per la raccolta di immagini satellitari ha migliorato sostanzialmente lo studio degli incendi da un punto di vista geografico ed ecologico, la relazione tra politica e incendi rimane ancora poco studiata. Su questo aspetto lavorerà il mio gruppo di ricerca, compilando nuovi dati sulle politiche relative agli incendi in 78 paesi e studiando la relazione tra fattori politici, distribuzione geografica e impatto socio-ambientale degli incendi. Il progetto è stato ispirato da un altro recente lavoro di ricerca che ho coordinato sui conflitti sociali legati agli incendi nel bacino amazzonico (www.playingwithwildfire.org)

Quali possono essere le potenziali applicazioni di queste ricerche?

Presentando il progetto Playing with Wildfires in una scuola rurale nel municipio di San José de Chiquitos, Bolivia, Aprile 2022 (credit: Max Hirzel)

Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha stimato, in un recente rapporto, che gli incendi aumenteranno del 30% entro il 2050 e del 50% entro il 2100 e toccheranno tutti i continenti tranne l’Antartide. Anche l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha identificato gli incendi come una delle principali sfide socio-ambientali del nostro tempo. Generando informazione scientifica rigorosa attraverso metodologie qualitative e quantitative e di politica comparata, questo progetto potrà contribuire al dibattito emergente sulla governance globale degli incendi. Gli attori internazionali stanno iniziando a riconoscere l’importanza di un’azione coordinata e a considerare gli incendi come emergenze di rilevanza transnazionale e non di competenza dei singoli stati. È pertanto urgente identificare nuove strategie di gestione ambientale e responsabilità condivise e valutare quali sono i diversi fattori che influenzano il fenomeno degli incendi, non solo a livello di politiche pubbliche e assetti istituzionali ma anche di relazioni di potere, penso per esempio alla corruzione, e di disuguaglianza. Questo ultimo punto è fondamentale quando si guarda agli incendi nel sud globale, particolarmente in quelle regioni dove le pratiche agricole ‘taglia e brucia’ sono al centro delle strategie di sussistenza rurale. Con il cambiamento climatico e soprattutto periodi di siccità prolungati queste pratiche, inevitabili in assenza di meccanizzazione agricola, stanno diventando più rischiose per le comunità rurali e per gli ecosistemi forestali.

Perché è così importante?

Intervista a un leader indigeno nella comunità di San Lorenzito della Frontera, al confine tra Bolivia e Brasile, colpita da incendi nel 2019 e 2020, Marzo 2022 (credit: Max Hirzel)

Identificare i meccanismi politici che influenzano la distribuzione geografica e l’impatto degli incendi sulle comunità umane e sull’ambiente può contribuire all’identificazione di soluzione di policy più eque e sostenibili ad un problema che sta diventando urgente in molte parti del mondo. Il mio progetto ha anche l’ambizione di offrire alternative ad una visione degli incendi, ancora dominante nei media e tra la comunità internazionale, esclusivamente come disastri naturali. Per molti di noi cresciuti nei paesi mediterranei, gli incendi suscitano associazioni negativi legate in particolare alla devastazione ambientale. Pochi sanno che la macchia mediterranea è un ecosistema in cui gli incendi naturali giocano un ruolo fondamentale di rigenerazione ecologica. Il problema non è quindi solo legato ad una mancata pianificazione territoriale sostenibile ma anche all’imposizione di un modello di gestione degli incendi dominato dal paradigma della soppressione. Evitare gli incendi è diventata l’unica opzione possibile nel discorso pubblico, quando nel mondo scientifico stanno prendendo piede visioni diverse che per esempio parlano di incendi controllati e di una diversa pianificazione urbana e territoriale. Inoltre non si deve dimenticare la questione delle disuguaglianze socio-economiche globali con profonde radici coloniali. Nei paesi del sud del mondo, il paradigma della soppressione imposto dagli imperi occidentali è all’origine della stigmatizzazione delle pratiche locali. C’è poi da chiedersi se in questi contesti la visione di incendio come disastro naturale è giusta o se altre prospettive potrebbero meglio riflettere la complessa relazione tra società e incendi.

Qual è stato il suo percorso accademico?

Dopo aver completato la mia formazione in Italia – ho studiato comunicazione a Torino, relazioni internazionali a Bologna e poi un dottorato in scienze politiche alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – la mia carriera si è consolidata all’estero, tra Regno Unito e Stati Uniti. Sono ora Professoressa Associata nel dipartimento di scienze politiche dell’Università di Glasgow.

Quali sono i prossimi obiettivi della sua attività di ricerca

Il primo passo sarà formare il mio team di ricerca. Con i fondi messi a disposizione dall’European Research Council potrò impiegare due ricercatori o ricercatrici post-dottorali e uno studente o studentessa di dottorato. Spero che il progetto susciti l’interesse di giovani ricercatori e ricercatrici a cui offrire un ambiente collaborativo e stimolante per la loro crescita professionale e intellettuale. Saranno parte integrante del progetto anche tre collaboratori e collaboratrici da ciascuna delle aree geografiche che saranno oggetto di studio: Sud America, Africa Sub-sahariana e Asia del sud. In questi ultimi anni ho creato e gestito progetti di ricerca collaborativi che mi hanno dato modo di consolidare partnership di successo con organizzazioni non governative, università e centri di ricerca in varie parti del mondo. Credo che la ricerca si benefici della circolazione di idee su scala globale e che sia fondamentale costruire reti per quanto possibile eque e inclusive nei contesti in cui si lavora.(30Science.com)

 

 

Emanuele Perugini
Sono un giornalista. Sono nato nel 1970 e ho cominciato a scrivere nel 1994. Non ho più smesso. Nel corso della mia carriera ho scritto molto di scienza, di ambiente, di salute cercando di portare la scienza e la profondità dell'analisi scientifiche in ogni ambito di cui mi sono occupato.