Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Ricerca Italiana: Talamo (UniBo), tra i Neandertal ruolo delle donne fondamentale

(19 Ottobre 2022)

(30Science.com) – Roma, 19 ott. –  “Oltre 50.000 anni fa, tra i Neandertal, il ruolo femminile nel mantenere i contatti tra le diverse comunità era essenziale”. Così Sahra Talamo, professoressa dell’Università di Bologna e direttrice del laboratorio di radiocarbonio BRAVHO (Bologna Radiocarbon Laboratory Devoted to Human Evolution), tra gli autori di uno studio rivoluzionario apparso su “Nature”, che ha portato a far maggiore luce sull’organizzazione sociale di una comunità neandertaliana.

Sahra Talamo, Università di Bologna direttrice del laboratorio di radiocarbonio BRAVHO (Bologna Radiocarbon Laboratory Devoted to Human Evolution)

“Per la prima volta avere a disposizione una famiglia intera che vive insieme, ma soprattutto ritrovata tutto nello stesso sito è un risultato incredibile.” ha aggiunto la professoressa Talamo. Il lavoro di ricerca degli autori dello studio si è rivolto alla Siberia meridionale: una regione che in passato si è dimostrata molto fruttuosa per la ricerca sul DNA antico.

In particolare, le indagini si sono concentrate in due grotte nella regione dei monti Altai: Chagyrskaya e Okladnikov. In questi due siti gli studiosi sono riusciti a recuperare e sequenziare con successo il DNA di 17 resti neandertaliani. I risultati mostrano che i resti appartengono a 13 individui: 7 uomini e 6 donne, di cui 8 adulti e 5 tra bambini e giovani adolescenti.

L’analisi del DNA ha rivelato che nel gruppo di individui c’erano anche un padre neandertaliano e sua figlia adolescente e una coppia di parenti di secondo grado composta da un ragazzo e una donna adulta, forse una cugina, una zia o una nonna.

“La datazione usando il metodo del carbonio 14 ci ha permesso di arrivare a datare i resti dei neandertaliani fino a 54.000 anni fa, ma naturalmente questa indicazione soffre dei limiti del metodo stesso” – ha spiegato la la professoressa Talamo, “è possibile che studi più approfonditi sul DNA possano rivelare nuovi risvolti non solo sulle cause della loro morte, ma anche sulle tempistiche della morte stessa”. Una  scoperta sorprendente emersa dallo studio è che all’interno di questa comunità neandertaliana la diversità genetica era estremamente bassa: un dato che suggerisce si trattasse di un gruppo composto da 10-20 individui. Si tratta di dimensioni molto inferiori a quelle registrate per qualsiasi comunità umana antica o attuale, e più simili alle dimensioni dei gruppi di specie in via di estinzione.

Tuttavia, i Neandertal non vivevano in comunità completamente isolate. Confrontando la diversità genetica del cromosoma Y (ereditato da padre a figlio) con quella del DNA mitocondriale (ereditato dalle madri), infatti, è stato possibile stabilire che queste comunità neandertaliane erano collegate principalmente dalla migrazione femminile.

“I resti delle due grotte – ha commentato la professoressa Talamo – ci hanno permesso di comprendere che era la donna che faceva rete. Un ruolo quindi fondamentale anche allora”. Situata ai piedi dei monti Altai, in Siberia, la grotta Chagyrskaya è stata scavata negli ultimi 14 anni dai ricercatori dell’Istituto di archeologia ed etnografia dell’Accademia delle scienze russa. Gli studiosi vi hanno recuperato più di 80 frammenti di ossa e denti di Neandertal: uno dei più grandi assemblaggi fossili di questi esseri umani rinvenuti a livello mondiale.

“Oltre a questo abbiamo potuto recuperare resti di ossa di animali che loro cacciavano, e di utensili in tutte e due le grotte molto simili tra loro. Il che ci ha permesso non solo di comprendere meglio le loro abitudini di vita ma anche di approfondire i collegamenti tra le due grotte”, conclude la Talamo. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla