(30science.com) – Roma, 3 ott. – “L’assegnazione del Nobel per Medicina e Fisiologia a Svante Pääbo ha un’importanza davvero formidabile e sono fiero che circa un anno fa l’Accademia dei Lincei abbia compreso la rilevanza delle sue scoperte, che gli hanno valso il titolo di socio straniero dell’Accademia”. Così Giorgio Manzi, membro dell’Accademia dei Lincei e paleo-antropologo alla Sapienza Università di Roma, commenta il riconoscimento attribuito a Svante Pääbo da parte dell’Assemblea dei Nobel del Karolinska Institutet. “Il lavoro di Pääbo – continua Manzi – ha aperto la strada a un nuovo campo di ricerca, la paleogenomica, che ci permette di studiare il DNA di specie estinte, conoscere il corredo ereditario di esseri che non ci sono più e stimare le relazioni e gli scambi genetici tra diverse linee evolutive. Questa possibilità è davvero straordinaria e ci ha fornito importanti informazioni nel campo della biologia evoluzionistica. Il premio a Svante è un riconoscimento a tutto un settore della biologia che ha a che fare con l’evoluzione umana, un settore che ci riguarda direttamente”. Grazie alle scoperte del ricercatore è stato possibile individuare un ominide precedentemente sconosciuto, chiamato Uomo di Denisova, ma non solo. Le ricerche del Premio Nobel 2022 sono state fondamentali per ricostruire parte della storia dell’intricato cespuglio dell’evoluzione, ibridazioni comprese. “La paleogenomica ha mostrato che parte del DNA di Denisovani e Neanderthal è ancora presente nel nostro materiale genetico – osserva Manzi – la letteratura scientifica suggerisce che questi segmenti di DNA possono avere effetti sul funzionamento del nostro sistema immunitario. In relazione alla pandemia da Covid-19 abbiamo osservato che la presenza di determinati geni sembrava influenzare la suscettibilità alla malattia”. “Sono fiero che abbiamo intuito l’importanza di Svante Pääbo, anticipando il Nobel – conclude Manzi – il suo lavoro avrà ripercussioni molto significative per la biomedicina, per lo studio dell’evoluzione umana e per una serie di altre discipline”. (30science.com) Valentina Di Paola
Valentina Di Paola
Scienza: Nobel a Svante Pääbo, Manzi (Lincei), un premio di importanza formidabile
(3 Ottobre 2022)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).