(30science.com) – Roma, 30 set. – Dalla NASA all’ESA, molte agenzie spaziali hanno investito nella tecnologia dei nanosatelliti, delle dimensioni di una scatola da scarpe ma in grado di supportare veicoli più grandi. Nel prossimo futuro, anche il Centro di ricerca interdisciplinare per gli studi extraterrestri (IFEX) della Julius-Maximilians-Universität Würzburg (JMU) in Baviera, valuterà la possibilità di destinare fondi a missioni del genere. Questo è infatti l’obiettivo primario del progetto SATEX, che prenderà il via il primo ottobre, con la durata di un anno.
Finanziato dall’Agenzia spaziale del Centro aerospaziale tedesco (DLR) con fondi del Ministero federale dell’economia e della protezione del clima, SATEX esaminerà quali punti focali sono adatti all’uso di missioni nanosatellitari, analizzando al contempo le possibilità tecniche del quadro nazionale, europeo e internazionale. Moltissimi satelliti per la comunicazione, la navigazione o l’osservazione della Terra, osservano gli esperti, gravitano attorno al pianeta, e i nanosatelliti vengono già impiegati per le missioni lunari. Questi dispositivi agiscono autonomamente, ma possono supportare veicoli spaziali più grandi. Ne è un esempio la missione Mars Cube One, nell’ambito della quale sono stati costruiti due nanosatelliti che hanno contribuito al successo della missione MarsInsight nel 2018. “Nel programma Artemis – osserva Hakan Kayal, docente di Tecnologia spaziale presso la JMU – la NASA predisporrà dieci nanosatelliti da portare sulla Luna. L’Agenzia spaziale europea, invece, con la missione Hera, spedirà due nanosatelliti su un asteroide”. I nanosatelliti sono interessanti perché, mentre il costo del trasporto nello spazio interplanetario sta diminuendo, le loro capacità tecniche avanzano incredibilmente. “Sembra sensato studiare sistematicamente le tecnologie necessarie, le sfide, i potenziali obiettivi e i vantaggi di questi dispositivi – aggiunge Kayal – dopo una fase di analisi, SATEX mira a sviluppare proposte concrete per possibili missioni nazionali”. (30science.com) Valentina Di Paola