Roma – Le popolazioni indigene dell’Amazzonia sud-occidentale hanno vissuto e trasformato il loro ambiente per più di mille anni, creando un paesaggio culturale complesso e sostenibile. Lo documenta una ricerca guidata da Carla Jaimes Betancourt dell’Università di Bonn, pubblicata su Frontiers in Environmental Archaeology, che descrive le scoperte effettuate nei laghi Rogaguado e Ginebra, nel dipartimento boliviano di Beni. Attraverso scavi archeologici, rilievi LiDAR e analisi dei sedimenti, gli studiosi hanno identificato una rete di canali, campi rialzati e fossati geometrici risalenti al 600-1400 d.C. Queste opere idrauliche, estese su vaste aree dei Llanos de Moxos, dimostrano la capacità delle antiche comunità di adattarsi alle inondazioni stagionali e di sfruttarle per la coltivazione.

Piattaforme di coltivazione rialzate vicino al lago Ginebra. Foto: O. Torrico/WCS-Bolivia.
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O. Torrico/WCS-Bolivia.
A Paquío e Jasschaja, due siti principali, gli archeologi hanno trovato resti di mais, legumi e diverse specie di palme, insieme a ossa di pesci, rettili e mammiferi, segno di un’economia mista di pesca, caccia e agricoltura. I ricercatori stimano che le fasi di maggiore occupazione si siano alternate in risposta ai cambiamenti climatici e sociali, testimoniando una lunga tradizione di gestione del territorio. Le comunità Cayubaba e Movima, che ancora abitano queste zone, hanno collaborato al progetto identificando i siti di interesse e proteggendo quelli considerati sacri. La ricerca, condotta dal Grupo de Trabajo para los Llanos de Moxos, unisce archeologia ed ecologia per valorizzare un paesaggio riconosciuto dall’UNESCO per la sua importanza ambientale e culturale. Secondo Jaimes Betancourt, il patrimonio bioculturale dell’Amazzonia dimostra che la sostenibilità non è un concetto moderno ma una pratica antica. Le popolazioni preispaniche seppero integrare agricoltura, pesca e foreste in sistemi resilienti, basati sull’osservazione dei cicli naturali piuttosto che sul loro controllo. Oggi, di fronte alla deforestazione e al cambiamento climatico, queste conoscenze offrono modelli alternativi di convivenza tra uomo e ambiente. Il paesaggio dei Llanos de Moxos, con i suoi rilievi geometrici e le tracce di antiche opere idrauliche, è la testimonianza tangibile di una memoria collettiva ancora viva. Per gli autori, preservare questo ecosistema significa anche riconoscere il ruolo delle popolazioni che lo hanno modellato, trasformando l’archeologia in un ponte tra passato e futuro sostenibile.(30Science.com)

