Valentina Di Paola

Nuova terapia a base di nanoparticelle inverte Alzheimer nei topi

(7 Ottobre 2025)

Roma – L’utilizzo delle nanoparticelle bioattive, chiamate anche farmaci supramolecolari, potrebbe invertire la malattia di Alzheimer. Questo incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Signal Transduction and Targeted Therapy, condotto dagli scienziati dell’Istituto di Bioingegneria della Catalogna (IBEC), del West China Hospital presso l’Università del Sichuan (WCHSU) e dell’University College di Londra. Il team, guidato da Junyang Chen, ha utilizzato un modello murino per valutare l’efficacia di una nuova strategia nanotecnologica. A differenza della nanomedicina tradizionale, che si basa sulle nanoparticelle come vettori per le molecole terapeutiche, questo approccio impiega nanoparticelle bioattive di per sé. Questa terapia non colpisce direttamente i neuroni, ma ripristina il corretto funzionamento della barriera emato-encefalica (BEE).

 

Il cervello, spiegano gli esperti, è l’organo più dispendioso del corpo umano, tanto che consuma fino al 60 per cento dell’energia durante l’infanzia, e circa il 20 per cento in età adulta. Questa energia arriva attraverso un vasto apporto di sangue, assicurato da un sistema vascolare unico e denso in cui ogni neurone è nutrito da un capillare. Il nostro cervello contiene circa un miliardo di capillari, evidenziando il ruolo vitale della vascolarizzazione cerebrale nel mantenimento della salute e nella lotta contro le malattie. La barriera emato-encefalica separa il cervello dal flusso sanguigno per proteggerlo da pericoli esterni come agenti patogeni o tossine. Nella malattia di Alzheimer, l’accumulo della proteina β-amiloide (Aβ) compromette il funzionamento dei neuroni. Per valutare questo approccio, gli scienziati hanno sviluppato un modello murino di Alzheimer, somministrando tre dosi di farmaci supramolecolari, monitorando l’evoluzione della malattia.

“A distanza di un’ora dalla prima iniezione – afferma Chen – abbiamo osservato una riduzione del 50-60 per cento della quantità di Aβ nel cervello”. I ricercatori hanno quindi condotto vari esperimenti per analizzare il comportamento degli animali e misurarne il declino della memoria nell’arco di diversi mesi, coprendo tutte le fasi della malattia. In una delle sessioni, un esemplare di 12 mesi, paragonabile ai 60 anni umani, è stato trattato con le nanoparticelle. Sei mesi dopo, quando l’animale era all’equivalente dei 90 anni umani, il topolino aveva recuperato le funzioni di un individuo sano. “L’effetto a lungo termine – osserva Chen – deriva dal ripristino della vascolarizzazione cerebrale. Pensiamo che funzioni a cascata: quando si accumulano specie tossiche come la beta-amiloide (Aβ), la malattia progredisce. Ma una volta che la vascolarizzazione è di nuovo in grado di funzionare, inizia a eliminare la beta-amiloide e altre molecole dannose”. “Le nostre nanoparticelle – conclude Giuseppe Battaglia, altra firma dell’articolo – agiscono come un farmaco e sembrano attivare un meccanismo di feedback che riporta questo percorso di eliminazione a livelli normali. Speriamo di avviare presto una sperimentazione clinica per valutarne efficacia e profilo di sicurezza”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).