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Istituto svedese mappa in 3D le tombe etrusche scoperte da Re Gustavo a Blera

(19 Settembre 2025)

Roma – Immagina di entrare in una tomba di 2.500 anni fa, senza mai alzarti dal divano. Utilizzando tecnologie digitali avanzate, i ricercatori dell’Università di Göteborg hanno documentato e visualizzato quasi 280 tombe a camera etrusche in Italia. Il risultato è un nuovo portale digitale che apre questo patrimonio culturale a studiosi, studenti e pubblico di tutto il mondo. “Non siamo mai i primi a visitare questi luoghi: sono stati utilizzati da pastori e agricoltori e documentati dagli archeologi per oltre cento anni. Eppure a volte sembra che il tempo si sia fermato e che ci stiamo intromettendo in un silenzio duraturo”, afferma Jonathan Westin, ingegnere ricercatore presso l’Università di Göteborg. Westin si è fatto strada attraverso stretti varchi e si è infilato in passaggi bui per documentare diverse tombe nei dintorni di San Giovenale, in provincia di Viterbo nel territorio del comune di Blera.
Il portale, già aperto ai visitatori ed accessibile al link https://etruscan.dh.gu.se/, riunisce le ricerche precedenti dell’Istituto svedese di Roma e le combina con la nuova documentazione digitale resa possibile dai recenti progressi tecnologici. L’Istituto Svedese di Roma, che gestisce il progetto insieme all’Università di Göteborg, ha svolto un ruolo centrale nell’archeologia svedese in Italia fin dal 1925. L’istituto è stato fortemente coinvolto nei grandi scavi nell’Etruria meridionale negli anni ’50. Oggi, la sua biblioteca è una delle principali risorse mondiali in etruscologia, visitata da studiosi da tutto il mondo.

“Gli scavi – afferma Hampus Olsson, docente presso l’Istituto Svedese di Roma. – ottennero una notevole attenzione mediatica, sia in Svezia che in Italia, grazie in gran parte al coinvolgimento di Re Gustavo VI Adolfo. Il re, egli stesso un archeologo con una profonda passione per le culture antiche, partecipò personalmente agli scavi fino all’anno prima della sua morte, nel 1973”. Lui e gli altri membri del progetto sperano ora che il database digitale continui a crescere e diventi una risorsa per un numero sempre maggiore di progetti svedesi, italiani e internazionali. “Filo a piombo, metri a nastro e appunti di campo ora condividono lo stesso spazio con la fotogrammetria, la scansione laser e i database”, spiega Westin. Grazie a questo materiale combinato, lui e i colleghi dell’infrastruttura di ricerca per le discipline umanistiche digitali dell’Università di Göteborg hanno creato un modello digitale e un’interfaccia in cui è possibile esplorare ogni tomba. Il progetto ha anche prodotto un’applicazione di realtà virtuale pensata per offrire agli utenti un’esperienza più concreta delle tombe. “Soprattutto, le scansioni 3D consentono alle persone che non hanno mai potuto recarsi in questi siti o scendere nelle camere di sperimentarli e di estrarre nuovi dati per la prima volta”, afferma Westin. In realtà, le tombe sono spesso difficili da raggiungere. Si trovano lontano dalle strade pubbliche e spesso richiedono di strisciare attraverso cunicoli crollati e polvere spessa. “Spesso bisogna destreggiarsi tra i detriti in quella che, a un occhio inesperto, potrebbe sembrare una semplice grotta. L’aria è densa di polvere e si è perfettamente consapevoli di quanto lontano sarebbe l’aiuto se dovesse succedere qualcosa”. A partire dal 2026, il portale sarà utilizzato anche nella didattica. Gli studenti dell’Università di Göteborg avranno l’opportunità di acquisire esperienza pratica nella raccolta dati, nella scansione 3D e nell’editoria digitale in collaborazione con l’Istituto Svedese di Roma.(30Science.com)

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