Valentina Di Paola

Lavorare in proprio fa bene al cuore delle donne

(30 Maggio 2025)

Roma –  Le donne che svolgono attività lavorative autonome sono associate a un rischio di infarto significativamente più basso rispetto alle controparti con un salario e una mansione impiegatizia. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista BioMed Central Public Health, condotto dagli scienziati dell’Università della California a Los Angeles. Il team, guidato da Kimberly Narain, ha valutato i dati ottenuti da test di laboratorio e misure corporee, considerando anche le differenze in base al genere e allo status sociale. “Esiste una relazione – afferma Narain – tra lavoro autonomo e fattori di rischio per le malattie cardiache, e questa relazione sembra essere più forte nelle donne rispetto agli uomini, probabilmente perché sono più propense delle controparti maschili a sperimentare stress legato alla ricerca di equilibrio tra responsabilità lavorative e domestiche”. Capire come l’ambiente di lavoro provochi fastidio e disagio è fondamentale, sostengono gli esperti, perché permette di trovare soluzioni volte a garantire a tutti l’accesso a un clima sano e sereno. Ricerche precedenti hanno riscontrato risultati migliori in termini di salute tra le persone che ricoprono posizioni dirigenziali rispetto a quelle impiegatizie o amministrative, spesso ricoperte da donne e persone di colore. Altre indagini hanno evidenziato un legame tra il controllo del lavoro e un rischio ridotto di problemi di salute. Nella maggior parte dei casi, però, queste ricerche si basavano su misure auto-riportate. Ora, gli autori hanno utilizzato le informazioni di 19.400 lavoratori adulti inclusi nel National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES). Il gruppo di ricerca ha analizzato l’associazione tra lavoro autonomo e fattori di rischio per malattie cardiovascolari, tra cui colesterolo alto, ipertensione, intolleranza al glucosio, obesità, cattiva alimentazione, inattivit fisica, fumo, abuso di alcol, durata del sonno non ottimale e cattiva salute mentale. Sono emerse una serie di associazioni negative tra il lavoro autonomo e i risultati in termini di salute. In particolare, le donne caucasiche che non avevano mansioni subordinate erano associate a un rischio più basso di obesità (7,4 per cento), inattività fisica (7,0 per cento), sonno insufficiente (9,4 per cento). Per le donne di colore, c’era un rischio più basso di cattiva alimentazione (6,7 per cento), inattività fisica (7,3 per cento) e sonno insufficiente (8,1 per cento). Negli uomini bianchi, il lavoro autonomo era associato a una probabilità più bassa di mostrare cattiva alimentazione e ipertensione (rispettivamente del 6,5 e del 5,7 per cento). Non sono stati riscontrati benefici significativi negli uomini appartenenti a minoranze. Data la natura trasversale dello studio, i ricercatori non possono trarre conclusioni causali dai loro risultati. Nei prossimi step, però, sarà interessante valutare le caratteristiche non prese in considerazione in questa indagine, come tratti di personalità e meccanismi di coping, per capire come queste possano influenzare la decisione di lavorare in proprio. Allo stesso tempo, concludono gli autori, sarà necessario distinguere chi ha scelto un’attività autonoma e chi vi è stato costretto a causa delle circostanze.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).