Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Per salvare la biodiversità bisogna riportare gli animali selvaggi nelle città

(26 Maggio 2025)

Roma – Per salvare la biodiversità globale sarà necessario portare avanti un’ampia operazione di “rewilding urbano” riportando gli animali “selvaggi” nel cuore delle città. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università di Sydney e pubblicato su BioScience. Il rewilding urbano, come descritto dagli autori, si basa sulla reintroduzione di specifiche specie faunistiche in aree relativamente piccole all’interno o in prossimità di aree di commercio e insediamento umano. Secondo i ricercatori tali approcci possono “aumentare la ‘selvaticità’, migliorare la funzionalità degli ecosistemi, ottimizzare l’occupazione a livello trofico e le reti trofiche, ripristinare le comunità di specie storiche e promuovere ecosistemi più autosufficienti”. Tali risultati distinguono il concetto di rewilding urbano dagli approcci tradizionali di conservazione urbana, che tendono a basarsi sulla reintroduzione di specie vegetali. Una revisione della letteratura sugli articoli di conservazione evidenzia questo fenomeno, rivelando che solo l’1,2 per cento dei 2.812 articoli esaminati ha documentato la reintroduzione di specie faunistiche terrestri attive in ambienti urbani. Invece, la maggior parte (65 per cento) degli sforzi di ripristino si è concentrata esclusivamente sulla vegetazione. Nonostante il valore delle reintroduzioni vegetali, affermano gli autori, tali iniziative in genere non riescono a “ricostruire” completamente gli ecosistemi. Spesso, la natura frammentata delle aree di habitat urbano impedisce alle specie animali di raggiungere e ristabilire le popolazioni al loro interno. Gli studiosi sostengono che il rewilding urbano offre opportunità uniche per la conservazione e il coinvolgimento umano che spesso gli approcci tradizionali trascurano, e di cui gli esseri umani sono un importante beneficiario: “Reintrodurre le specie nei luoghi in cui le persone vivono e lavorano rappresenta un’opportunità per garantire il coinvolgimento della comunità, promuovendo un senso di appartenenza e collaborazione nel processo di rewilding e coltivando un legame più profondo tra i residenti urbani e i loro ecosistemi locali”. I ricercatori concludono che il rewilding urbano potrebbe integrare iniziative di ripristino ecologico più ampie, offrendo al contempo notevoli benefici per la salute e il benessere dei residenti delle città. “I benefici del coinvolgimento della comunità negli sforzi di rewilding urbano vanno oltre la promozione di atteggiamenti pro-ambiente”, spiegano gli autori, citando “una moltitudine di benefici misurabili per la salute e il benessere” che derivano dalle interazioni con la natura in contesti urbani.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla