Roma – Identificate dodici nuove minacce emergenti che, nei prossimi 5 e 15 anni, potrebbero accelerare il declino degli impollinatori come api, farfalle, uccelli e pipistrelli, fondamentali per la biodiversità e la sicurezza alimentare globale. Lo rivela uno studio condotto da Simon Potts, dell’Università di Reading, pubblicato oggi in occasione della Giornata mondiale delle api. Tra le minacce individuate dallo studio vi sono: zone di guerra e conflitti, che riducono la varietà di colture e quindi le fonti di cibo per gli impollinatori; contaminazione da microplastiche negli alveari, riscontrata in oltre 300 colonie di api mellifere in Europa; inquinamento luminoso notturno, che riduce del 62% le visite ai fiori da parte degli impollinatori notturni, compromettendo il ruolo di falene e insetti notturni nell’impollinazione; inquinamento da antibiotici che altera il comportamento degli impollinatori e può contaminare miele e alveari; inquinamento atmosferico e cocktail di pesticidi che indeboliscono la salute degli impollinatori, soprattutto nei paesi in via di sviluppo e incendi boschivi frequenti che distruggono habitat essenziali per la loro sopravvivenza. La ricerca sottolinea come queste minacce si aggiungono a quelle già note, quali perdita di habitat, cambiamenti climatici e specie invasive, aggravando ulteriormente il declino degli impollinatori, con conseguenze dirette sulla produzione alimentare globale, dato che quasi il 90% delle piante da fiore e oltre il 75% delle colture di base dipendono da loro. Per contrastare questo declino, il rapporto propone una serie di misure concrete e prioritarie, tra cui legislazioni più severe per limitare l’inquinamento da antibiotici; promozione di veicoli elettrici per ridurre l’inquinamento atmosferico; coltivazioni con polline e nettare migliorati per nutrire meglio gli impollinatori; creazione di habitat ricchi di fiori, anche all’interno di parchi solari e sviluppo di trattamenti innovativi come quelli basati sull’RNAi per combattere parassiti senza danneggiare insetti utili. Inoltre, il rapporto evidenzia l’importanza di proteggere le api senza pungiglione nei tropici e di utilizzare tecnologie come l’intelligenza artificiale per monitorare gli impollinatori. “Individuare nuove minacce e trovare modi per proteggere tempestivamente gli impollinatori è fondamentale per prevenire ulteriori gravi declini”, ha detto Potts. “Proteggere gli impollinatori significa proteggere la sicurezza alimentare, la resilienza climatica e l’economia globale”, ha continuato Potts. “Le soluzioni pratiche esistono già e un’azione mirata e coordinata potrebbe rallentare e persino invertire il declino, beneficiando sia la natura che le persone”, ha aggiunto Deepa Senapathi, responsabile del dipartimento di gestione sostenibile del territorio presso l’Università di Reading, coautrice del rapporto e vicepresidente del comitato consultivo scientifico di Bee:wild. “Vi è la necessità di un impegno collettivo, sia a livello politico che individuale, per mantenere e migliorare gli habitat naturali e creare spazi sicuri per gli impollinatori”, ha evidenziato Senapathi. “Nonostante le difficoltà crescenti per gli impollinatori, tutti possono contribuire a costruire un futuro sostenibile, ad esempio piantando fiori, fornendo riparo e adottando diete più sane e prive di pesticidi”, ha dichiarato Eva Kruse, Direttore Esecutivo di Bee:wild. La prefazione del rapporto è stata curata da Razan Khalifa Al Mubarak, presidente dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, IUCN, che ha ricordato come le scelte attuali plasmeranno il futuro di tutta la vita sulla Terra, sottolineando l’importanza di garantire la sopravvivenza di queste specie straordinarie e del loro ruolo vitale negli ecosistemi.(30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Nuove minacce mettono a rischio le api e la sopravvivenza umana
(21 Maggio 2025)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.