Gianmarco Pondrano d'Altavilla

La bioplastica rischia di essere inquinante quanto quella normale

(14 Maggio 2025)

Roma – La bioplastica a base di amido, ritenuta biodegradabile e sostenibile, è potenzialmente tossica quanto la plastica derivata dal petrolio e può causare problemi di salute simili. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’ Università del Sud-Est in Cina e pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry. Le bioplastiche sono state considerate il futuro della plastica perché si decompongono più rapidamente della plastica derivata dal petrolio e sono spesso realizzate a partire da materiali di origine vegetale come amido di mais, amido di riso o zucchero. Il materiale è spesso utilizzato nell’abbigliamento fast fashion, nelle salviette umidificate, nelle cannucce, nelle posate e in una vasta gamma di altri prodotti. La nuova ricerca ha rilevato danni agli organi, alterazioni del metabolismo, squilibri della flora intestinale che possono portare a malattie cardiovascolari e alterazioni dei livelli di glucosio, tra gli altri problemi di salute. Gli autori affermano che il loro studio è il primo a confermare gli “effetti negativi dell’esposizione a lungo termine” nei topi. “Le plastiche biodegradabili a base di amido potrebbero non essere così sicure e salutari come si pensava inizialmente”, ha dichiarato Yongfeng Deng, coautore dello studio, in un comunicato stampa. “Ciò è particolarmente preoccupante, dato il loro potenziale di ingestione accidentale”. La plastica è un materiale notoriamente tossico che può contenere oltre 16.000 sostanze chimiche, molte delle quali sono note per essere pericolose per la salute umana o per l’ambiente. I plastificanti comuni, come ftalati e bisfenolo, sono tra le sostanze artificiali più tossiche e sono collegati a problemi di salute che vanno dal cancro agli squilibri ormonali. Sebbene le bioplastiche siano state promosse come un’alternativa più sicura, studi precedenti hanno dimostrato che non si degradano così rapidamente come affermato dall’industria. Nel frattempo, mancavano studi sulla tossicità del materiale. Ciononostante, la sua produzione è proliferata negli ultimi anni: lo scorso anno ne sono state utilizzate quasi 2,5 milioni di tonnellate, e questa cifra raddoppierà nei prossimi cinque anni. Come le plastiche derivate dal petrolio, le bioplastiche si staccano e si trasformano in micro-bioplastiche: gli abiti, ad esempio, possono staccare grandi quantità di materiale durante il lavaggio, finendo poi nel cibo e nell’acqua. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno nutrito per tre mesi diversi gruppi di topi con cibo e acqua contaminati da livelli di bioplastiche “rilevanti per l’ambiente”, e un terzo con nessuna bioplastica. Hanno riscontrato molti degli stessi problemi di salute derivanti dall’esposizione alla plastica di origine vegetale e a quella derivata dal petrolio: le sostanze chimiche sono state trovate nei tessuti dei topi, nel fegato, nelle ovaie e nell’intestino, dove hanno causato microlesioni. I ricercatori hanno anche riscontrato anomalie nel fegato e nelle ovaie, e a livelli più elevati nel gruppo che assumeva più bioplastica. Il materiale ha anche influenzato i percorsi genetici e specifici squilibri del microbiota intestinale, che i ricercatori suggeriscono potrebbero alterare i ritmi circadiani. Gli autori sottolineano la necessità di ulteriori ricerche, ma i risultati sollevano interrogativi sulla sicurezza delle bioplastiche che fanno parte della vita quotidiana. Alcuni attivisti e ricercatori suggeriscono di adottare misure per ridurre l’esposizione alla plastica – in oggetti di uso quotidiano come utensili da cucina o indumenti – nonostante sia difficile evitarla nella vita quotidiana.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla