Roma – Le rughe sulle dita che si formano dopo immersioni prolungate in acqua rimangono sostanzialmente invariati ad ogni immersione. Lo rivela uno studio condotto da Guy German, professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria Biomedica del Thomas J. Watson College of Engineering and Applied Science della Binghamton University, State University di New York, insieme a Rachel Laytin, pubblicato sul Journal of the Mechanical Behavior of Biomedical Materials. Il gruppo di ricerca ha immerso le dita dei partecipanti in acqua per 30 minuti, fotografandole prima e dopo, e ha ripetuto l’esperimento almeno 24 ore dopo.
- Coppie di rughe rappresentative stabilite e numerate in corrispondenza di (A) Giorno 0 e (B) 24+ ore dopo sull’anulare di un soggetto. Le curve nere indicano morfologie di rughe chiaramente appaiate. Le curve rosse indicano rughe non uniformi tra i due punti temporali. (Per l’interpretazione dei riferimenti al colore nella legenda di questa figura, si rimanda il lettore alla versione web di questo articolo.) Credito Ragazzo tedesco
- Immagini di rughe cutanee topografiche sovrapposte l’una all’altra, ottenute in due diversi punti temporali a distanza di 24 ore, con livelli di opacità pari a (A) 0%, (B) 50%, (C) 100%. Credito Ragazzo tedesco
- Preparazione del fossile Preparazione del fossile Credito: Field Museum
- Procedura sperimentale. (A) Immagine di controllo di un dito rappresentativo prima dell’esposizione all’acqua. (B) Immagine del dito dopo 30 minuti di esposizione all’acqua il giorno 0. (C) Immagine del dito dopo 30 minuti di esposizione all’acqua, almeno 24 ore dopo. Credito Ragazzo tedesco
Il confronto delle immagini ha evidenziato che la distribuzione delle anse e delle creste formate dalle rughe è costante tra le diverse immersioni. Questo fenomeno è spiegato dalla contrazione dei vasi sanguigni sotto la pelle, che rimangono in posizioni relativamente stabili, determinando la formazione di rughe sempre nello stesso modo. Un’ulteriore scoperta riguarda l’assenza di rughe nelle persone con danni al nervo mediano nelle dita, suggerendo un ruolo del sistema nervoso nella regolazione di questo processo. Oltre all’interesse biologico, i risultati potrebbero avere applicazioni pratiche in ambito forense, ad esempio per il riconoscimento delle impronte digitali su corpi esposti all’acqua per lunghi periodi. In sintesi, questo studio conferma che le dita si raggrinziscono sempre nello stesso modo ad ogni immersione, aprendo nuove prospettive di ricerca sulla fisiologia della pelle e sulle sue implicazioni pratiche. (30Science.com)