Roma – Le sostanze chimiche tossiche PFAS che di stanno diffondendo ovunque, anche nel nostro corpo, hanno la capacità di sconvolgere la risposta immunitaria al virus SARS-CoV-2. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Helmholtz Centre for Environmental Research e pubblicato su Environment International. Per lo studio, il team di ricerca ha utilizzato campioni di sangue di donne e uomini vaccinati più volte contro il SARS-CoV-2 e già infettati dal virus. Gli scienziati hanno coltivato in laboratorio le cellule immunitarie contenute nei campioni di sangue e le hanno esposte ai PFAS per 24 ore. In seguito all’esposizione ai PFAS, le cellule immunitarie sono state esposte alle proteine del coronavirus SARS-CoV-2. Rispetto ai campioni non esposti, due tipi di cellule immunitarie hanno rilasciato più mediatori infiammatori in risposta alle proteine del SARS-CoV-2 nei campioni precedentemente esposti a concentrazioni elevate di PFAS. “Questo suggerisce una risposta immunitaria eccessiva” spiegano i ricercatori “È interessante notare che questo effetto è stato particolarmente pronunciato nelle cellule immunitarie dei partecipanti maschi allo studio”. La situazione era diversa per le partecipanti femmine. In questo caso, a seguito di una maggiore esposizione a PFAS, erano presenti proporzionalmente meno linfociti B. I linfociti B sono cellule immunitarie cruciali per lo sviluppo di anticorpi e l’immunità a lungo termine. La produzione di mediatori immunosolubili, che svolgono un ruolo chiave nell’attrarre ulteriori cellule immunitarie o nella guarigione delle ferite, è stata influenzata negativamente in entrambi i sessi. “I nostri risultati mostrano che l’esposizione ad alte concentrazioni di PFAS altera chiaramente la risposta immunitaria al SARS-CoV-2 e può ridurne l’efficacia”, concludono gli autori “Ciò potrebbe significare che le persone altamente esposte ai PFAS hanno un rischio maggiore di una lenta progressione della malattia o potrebbero rispondere meno bene alle vaccinazioni. Queste informazioni sono importanti per adattare e personalizzare le strategie vaccinali”. (30Science.com)