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Gli axolotl a rischio sembrano in grado di sopravvivere in zone umide messicane artificiali

(30 Aprile 2025)

Roma – L’axolotl, Ambystoma mexicanum, specie critica a rischio endemica del lago Xochimilco, in Messico, allevato in cattività sembra essere in grado di sopravvivere al rilascio in zone umide messicane artificiali e ripristinate, ma potrebbe aver bisogno di temperature specifiche per prosperare. Lo rivela uno studio guidato da Luis Zambrano, dell’Universidad Nacional Autónoma de México, in Messico, riportato sulla rivista PLOS One. L’axolotl è stato monitorato mediante telemetria VHF in due habitat: una chinampa restaurata nel lago e uno stagno artificiale a La Cantera Oriente. I risultati mostrano differenze significative nei modelli di movimento e nell’uso dello spazio, con implicazioni per strategie di conservazione integrate. Gli anfibi rappresentano il gruppo vertebrato più minacciato a livello globale, con l’axolotl simbolo delle sfide legate alla frammentazione degli habitat acquatici. Lo studio valuta l’efficacia di zone umide artificiali nel supportare la sopravvivenza e il comportamento di individui rilasciati, offrendo dati significativi per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Lo studio ha coinvolto un campione di 20 axolotl allevati in cattività, equamente distribuiti tra i due siti. Seguendo individui per 6 mesi con trasmettitori VHF, con una frequenza 148-152 MHz, registrando posizioni giornaliere e parametri ambientali. Per l’analisi, è stato eseguito un calcolo di home range, kernel density estimation, che ha valutato le distanze giornaliere e le correlazioni tra temperatura e umidità. I risultati confermano che gli stagni artificiali possono replicare condizioni ottimali per l’axolotl, superando limiti strutturali delle chinampas tradizionali. La relazione quadratica tra movimento e temperatura sottolinea la vulnerabilità agli estremi climatici, mentre la differenza sessuale nei movimenti potrebbe riflettere strategie riproduttive divergenti. Lo studio dimostra che habitat ibridi, nativo e artificiale, ottimizzano la resilienza; è necessario un training antipredatorio pre-rilascio e il monitoraggio microclimatico continuo migliora i risultati. Le linee future includono l’analisi del successo riproduttivo negli habitat restaurati. (30Science.com)

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