Roma – Grazie all’apprendimento automatico sarà ora possibile prevedere le evoluzioni del fenomeno climatico El Niño nell’Atlantico. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’ Università di Bergen e pubblicato su Science Advances. “Siamo estremamente entusiasti – afferma la prima autrice Marie-Lou Bachèlery – perché è stata la prima volta che siamo riusciti a produrre delle previsioni utili”. Il fenomeno de El Niño Atlantico e di quello Benguela, hanno un impatto significativo sulla regione atlantica tropicale, con effetti estesi sugli ecosistemi marini locali, sui climi africani e sull’oscillazione meridionale di El Niño. Finora nessuno era stato in grado di prevedere eventi caldi in questa regione. I modelli climatici spesso faticano a prevedere gli eventi caldi nell’Atlantico tropicale a causa della loro bassa risoluzione. Questi modelli non riescono a rappresentare accuratamente le dinamiche di risalita, dove i processi causati dal vento portano in superficie acqua più profonda e fredda. Questa risalita richiede una modellazione ad alta risoluzione per catturare i processi su piccola scala coinvolti. L’incapacità di risolvere queste dinamiche porta a significativi bias di temperatura nella regione. Questi bias creano una cascata di errori, con il risultato finale di previsioni imprecise degli eventi caldi. “Con tecniche innovative come l’apprendimento automatico – spiega la Bachèlery – ho iniziato a pensare alle possibilità e a conoscere molto bene la regione. Sapevo esattamente cosa avrei dovuto fare per prevedere quegli eventi”. Il professor Noel Keenlyside è stato il supervisore di Bachèlery e si occupa di previsioni meteorologiche da molti anni. La prima volta che si è occupato di previsioni meteorologiche nella regione atlantica è stato circa quindici o vent’anni fa. “Per la prima volta è effettivamente possibile prevedere questi eventi – ha dichiarato il professore – e superare il problema degli errori dei modelli utilizzando un approccio diverso. Molti cercano di prevedere questo fenomeno da decenni, ed è per questo che i risultati di Marie Lou sono entusiasmanti”. Lo studio è stato condotto anche nell’ambito del progetto TRIATLAS, il cui obiettivo era valutare lo stato dell’ecosistema marino dell’Atlantico meridionale e tropicale e sviluppare un quadro di riferimento per prevederne i cambiamenti futuri, nell’arco di mesi o decenni.(30Science.com)
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- La sicurezza alimentare in molti paesi africani dipende dalla disponibilità di pesce. Foto: Marek Ostrowski
- Una fabbrica di pesce a Baia Farta, Angola. Foto: Marek Ostrowski
- Un giovane pescatore al lavoro su una piccola zattera. Foto: Marek Ostrowski