Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Madagascar, diffusione degli hantavirus legata alla deforestazione

(8 Aprile 2025)

Roma – La diffusione dei mortali hantavirus in Madagascar è legata alla deforestazione del paese per fini agricoli. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Université de la Réunion e pubblicato su Ecology and Evolution. Gli autori hanno collegato il contagio di questo gruppo di patogeni ai ratti neri (Rattus rattus), che però presentano il patogeno solo nelle zone dedicate all’agricoltura e non in quelle ricoperte da foreste. Gli hantavirus sono un gruppo di virus che possono causare malattie potenzialmente mortali. I patogeni si diffondono principalmente alle persone tramite l’esposizione a urina e feci di roditori. Gli autori hanno interagito con le comunità che vivono lungo il confine del Marojejy National Park, nel Madagascar nord-orientale. I membri della comunità hanno permesso al team di intrappolare piccoli mammiferi e pipistrelli nelle loro case e nei loro campi, che includevano agroforeste dove si coltiva la vaniglia, campi coltivati in collina e risaie. Hanno anche ottenuto il permesso di intrappolare animali nella foresta pluviale situata appena all’interno del confine del parco nazionale. Il team ha raccolto campioni da circa 2.000 animali, che hanno spedito al loro laboratorio a La Réunion per essere testati per la presenza di hantavirus. Hanno sequenziato il genoma virale nei campioni risultati positivi per determinare quanto fossero correlati i virus tra gli animali nello studio, così come ad altri hantavirus a livello globale. Dopo aver prelevato campioni da 17 specie di piccoli mammiferi e 11 specie di pipistrelli, il team ha trovato il virus esclusivamente nei ratti. I ratti adulti più grandi avevano maggiori probabilità di essere infettati e venivano più comunemente intrappolati nei terreni agricoli che nelle case delle persone. Inoltre, mentre molti ratti nelle agroforeste erano portatori della malattia, nessuno dei ratti catturati nella foresta pluviale era infetto. Queste scoperte dimostrano come l’uso del suolo da parte dell’uomo abbia influenzato l’infezione in questi animali e, a sua volta, l’esposizione umana a questo virus. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla