Roma – Le attività umano hanno ridotto drasticamente i livelli di ossigeno nelle cosiddette “acque interne” come fiumi, torrenti, laghi e bacini idrici artificiali. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università di Utrecht e pubblicato su Science Advances. La mancanza d’ossigeno nelle acque interne ha gravi conseguenze sugli ecosistemi come morie di pesci, interruzioni delle reti alimentari, scarsa qualità dell’acqua e altro ancora. Gli autori della nuova ricerca hanno scoperto che l’agricoltura, gli scarichi di acque reflue, le dighe e un clima più caldo sono i principali fattori che negli ultimi anni hanno stravolto i livelli di ossigeno delle acque interne. Da un lato infatti gli apporti di nutrienti derivanti dall’agricoltura e dalle acque reflue, hanno portato a un boom delle alghe che ha avuto per conseguenza un crollo dell’ossigeno in acqua. Dall’altro il tempo di percorrenza più lungo dell’acqua dolce verso il mare, dovuto alla presenza delle dighe ha pure favorito la crescita delle alghe e i suoi effetti. Infine – spiegano i ricercatori – impatti umani indiretti come l’aumento delle temperature rendono l’ossigeno meno solubile in acqua, lo trasportano più lentamente verticalmente attraverso la colonna d’acqua e accelerano i processi che la bruciano ancora più velocemente. “Non possiamo più ignorare – concludono gli autori – le acque interne nel bilancio globale del clima e dell’ossigeno. Stanno cambiando più velocemente di quanto pensassimo e sono pezzi cruciali del puzzle del sistema Terra”. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Nei corsi d’acqua interni l’ossigeno scarseggia e la colpa è dell’uomo
(7 Aprile 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla