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GB, vietare uso IA agli studenti spegnerà nuovi talenti

(21 Febbraio 2025)

Roma  – Vietare l’impiego di strumenti di formazione che ricorrono all’Intelligenza Artificiale potrebbe spegnere, nei giovani inglesi, il talento creativo. È quanto emerge da uno studio di esperti di economia, politica e apprendimento automatico dell’Università di Cambridge, suggerendo che il governo del Regno Unito dovrebbe dichiarare che solo un autore umano può detenere il copyright, anche nel caso in cui vi sia una forte componente di IA. Nato dalla collaborazione tra tre iniziative di Cambridge, il Minderoo Centre for Technology and Democracy, il Bennett Institute for Public Policy e ai@cam, il rapporto sostiene che l’uso non regolamentato dell’IA generativa non possa garantire la crescita economica, con un danno importante per il fiorente settore creativo del Regno Unito. Gli esperti sostengono che l’eventuale adozione da parte del Governo del Regno Unito della proposta di “diritti riservati” per il data mining (estrazione di dati)dell’IA, al posto dell’attuale base legale che salvaguarda automaticamente il copyright, potrebbe compromettere i mezzi di sostentamento di molti nel settore, in particolare dei debuttanti, permettendo che i contenuti artistici prodotti nel Regno Unito vengano eliminati e riutilizzati poi da società offshore. Le industrie creative, musicali e editoriali ad esempio, contribuiscono per circa 124,6 miliardi di sterline o il 5,7% all’economia del Regno Unito, mantenendo uno stretto legame con l’industria tecnologica. L’industria dei videogiochi del Regno Unito, per citarne una,  è la più grande in Europa e ha contribuito con 5,12 miliardi di sterline all’economia del Regno Unito nel 2019, tuttavia non è ancora chiaro se l’IA possa portare a una nuova generazione di aziende e prodotti creativi. Nel Regno Unito, il copyright è automaticamente attribuito al creatore se soddisfa i criteri legali e per ovviare al problema alcune aziende di IA hanno cercato di sfruttare il “fair dealing”, una teoria delle limitazioni e delle eccezioni nell’ambito di applicazione delle leggi sul copyright, sebbene questa opportunità sia minata dalla natura commerciale della maggior parte dell’IA. Pertanto alcune aziende di IA stanno mediando accordi di licenza con gli editori, quale potenziale soluzione per garantire che le industrie creative siano compensate. Mentre i diritti degli artisti, dai cantanti agli attori, attualmente coprono le riproduzioni di esibizioni dal vivo, l’IA utilizza compositi raccolti da tutta l’opera di un artista, quindi è improbabile che possano essere applicati i diritti relativi a esibizioni specifiche. I ricercatori invitano quindi il governo ad adottare in piena regola il Trattato di Pechino sulle prestazioni audiovisive, che il Regno Unito ha firmato oltre un decennio fa ma che deve essere ancora implementato, poiché conferisce agli artisti diritti economici su tutte le riproduzioni, distribuzioni e noleggi. Propongono inoltre requisiti di trasparenza obbligatori per i dati di formazione dell’IA e accordi di licenza standardizzati che valorizzino adeguatamente le opere creative. Gli esperti di Cambridge esaminano anche le questioni relative al copyright per le opere generate dall’IA e la misura in cui l’IA possa costituire una proprietà. Concludono che l’IA non può detenere di per sé il copyright e il governo del Regno Unito dovrebbe sviluppare linee guida sulla compensazione per gli artisti il cui lavoro e nome compaiono nei prompt che istruiscono l’IA.(30Science.com)

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