Roma – Nuove potenziali prospettive per il trattamento del cancro al fegato potrebbero legati all’attività di una molecola guardiana capace di mantenere indenne identità delle cellule, evitandone la mutazione. È quanto ipotizza uno studio del Centro tedesco per la ricerca sul cancro (DKFZ), dell’Hector Institute für Translational Brain Research (HITBR) e dell’European Molecular Biology Laboratory (EMBL), pubblicato su Nature Genetics, che apre a nuove informazioni sulla trasformazione dell’identità di una cellula da sana a tumorale. La molecola appena scoperta sarebbe in grado di svolgere un rigoroso ruolo di sentinella, tale da rallentare i driver del cancro fino a indurre nei topi la regressione dei tumori, specificatamente tumori maligni del fegato. Di norma, l’identità delle cellule viene determinata durante lo sviluppo embrionale, differenziando ad esempio una cellula nervosa da una epatica, e determinandone di conseguenza la funzione, a differenza di quanto accade alle cellule staminali, le uniche a mantenere la capacità di svilupparsi in direzioni diverse.Una volta che le cellule si sono differenziate, di solito rimangono sane, ma in alcuni casi possano evolvere in cellule tumorali che hanno la straordinaria capacità di riattivare i programmi embrionali e quindi cambiare la loro identità, il loro fenotipo.Questa capacità è definita plasticità indesiderata o anomala e consente alle cellule tumorali di staccarsi dalla rete cellulare e migrare attraverso il corpo.Una volta arrivate nell’organo bersaglio, le cellule si differenziano di nuovo, ritornano ad essere stanziali e formano metastasi in questo sito. Obiettivo dei ricercatori è riuscire a ridurre la plasticità delle cellule tumorali, quindi a prevenire lo sviluppo e la diffusione di tumori maligni.Fondamentale è capire come venga regolata la plasticità cellulare, tenuto conto che quasi tutte le cellule del corpo hanno un genoma identico, rendendo complesso capire come possano specializzarsi ad esempio in cellule nervose o cellule epatiche. “Questo è possibile perché le cellule hanno una sofisticata rete di controllo”, spiega Moritz Mall del DKFZ.”Similmente allo Yin e allo Yang, anche in questo contesto sono all’opera forze complementari che assicurano che solo determinati geni siano attivati, a seconda del tipo di cellula, mentre altri vengono silenziati in modo permanente.I regolatori master svolgono un ruolo centrale in questo processo, attivano i geni che influenzano le cellule specializzate a cambiare la loro identità e persino ad acquisire proprietà di cellule staminali”. Tuttavia, si sa ancora poco sugli antagonisti, cioè sulle istanze di controllo che impediscono la ritrasformazione indesiderata delle cellule differenziate disattivando determinati geni.Aspetto su cui ha indagato questo studio utilizzando un programma per ricercare interruttori genici che potrebbero potenzialmente fungere da guardiani.I ricercatori hanno analizzato i profili di oltre mille interruttori genici, rilevando 30 diversi candidati guardiani, incentrando poi l’attenzione su PROX1 (proteina 1 dell’homeobox di Prospero) di cui si è scoperte avere un particolare impatto sulle cellule epatiche. Se manca, le cellule epatiche cambiano il loro fenotipo e, viceversa, la versatilità delle cellule tumorali può essere ridotta inducendo sperimentalmente un aumento dell’attività della guardia. Esprimenti su topi con mutazioni cancerose nei geni p53 e Myc hanno mostrato l’attività importante di PROX1 in grado di ignorare l’influenza di tali driver del cancro e sopprimere la formazione di tumori. I ricercatori hanno inoltre scoperto che PROX1 deve essere costantemente attivo per svolgere la sua funzione. Quindi una volta aumentata l’attività di PROX1 localmente nel fegato, questo approccio innovativo potrebbe favorire la prevenzione e il trattamento di questo tipo di tumore.I ricercatori intendono indagare se esistono potenziali cellule guardiane anche in altri organi.(30Science.com)