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Nel 2024, solo 47 attacchi di squalo al mondo, i numeri in calo

(11 Febbraio 2025)

Roma – Il numero di attacchi di squalo non provocati nel 2024 è nettamente in calo rispetto alla media degli anni precedenti, con solo 47 episodi rispetto ai circa 70. Questo incoraggiante risultato emerge dall’International Shark Attack File (ISAF), gestito dal Florida Museum of Natural History. Il team, guidato da Gavin Naylor del Florida Program for Shark Research, ha riportato il numero di morsi e attacchi da parte di squali, raccogliendo le informazioni da tutto il globo. Anche il numero di decessi, aggiungono gli autori, risulta in calo, con quattro vittime a livello mondiale. Dal report emerge che il maggior numero di attacchi non provocati nel 2024 si è verificato negli Stati Uniti, che hanno totalizzato 28 episodi, la maggior parte dei quali (14) in Florida. L’Australia, che di solito è il secondo paese per numero di attacchi, ha registrato una riduzione significativa di incidenti e nessun decesso. Egitto, Belize, Maldive, Mozambico, Polinesia Francese e Thailandia hanno riportato attacchi isolati. Un episodio insolito si è verificato al largo del Sahara Occidentale, dove una turista tedesca è stata attaccata mentre nuotava accanto alla sua imbarcazione in acque internazionali.

Infografica
Credito
Museo di storia naturale della Florida

La donna è deceduta per le ferite riportate durante il viaggio di ritorno. “Comprendere i modelli naturali di comportamento degli squali – sostiene Naylor – ci aiuta a capire perché, occasionalmente, questi animali mordano gli esseri umani. Molti attacchi possono essere attribuiti a errori di identificazione o alla presenza di condizioni ambientali favorevoli alla loro attività”. A livello globale, i surfisti hanno rappresentato il 33 per cento di tutti gli attacchi nel 2024. “Il surf – spiega Naylor – viene praticato dove si formano le onde, il che però causa torbidità. Le acque torbide sono caratterizzate dalla presenza di pesci che attraggono gli squali e da visibilità ridotta. Gli squali, infatti, tendono ad attaccare surfisti a causa di scarsa capacità di distinguerli dalle loro prede abituali”. “Molti episodi – precisa Joe Miguez, manager dell’ISAF – hanno dimostrato come fattori climatici e oceanografici possano aumentare la probabilità di incontri tra squali e umani”. Il rischio di attacchi non provocati da parte degli squali, commentano gli autori, resta estremamente basso, soprattutto rispetto ad altri pericoli marini come correnti di risacca e annegamenti accidentali. Gli esperti sottolineano l’importanza di continuare a monitorare le condizioni ambientali, poiché fenomeni come il cambiamento climatico e la pesca intensiva possono modificare le abitudini degli squali. Conoscere ed evitare comportamenti a rischio, come nuotare in acque torbide, vicino a banchi di pesci o indossare gioielli che riflettono la luce, è fondamentale, concludono gli autori, per ridurre ulteriormente le possibilità di attacco da parte degli squali. (30Science.com)

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