Valentina Di Paola

Lo stress riduce la percezione del suono

(11 Febbraio 2025)

Roma – Il modo in cui il cervello elabora i suoni cambia a seguito di esposizione prolungata allo stress. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Biology, condotto dagli scienziati della Ben-Gurion University del Negev in Israele. Il team, guidato da Ghattas Bisharat, ha utilizzato un modello murino per valutare la correlazione tra stress e udito. Dopo essere stati esposti a una settimana ricca di fonti di stress, riportano gli autori, i topolini mostravano cambiamenti nel modo in cui il loro cervello elaborava i suoni, riducendo la capacità di percepire i rumori forti. Lo stress continuato, commentano gli esperti, è notoriamente associato a una serie di impatti negativi sulla salute mentale, che possono andare oltre i disturbi psichiatrici, provocando alterazioni nel modo in cui si percepisce il mondo. Nell’ambito dell’indagine, gli animali sono stati intrappolati per mezz’ora in un piccolo spazio ogni giorno per una settimana. Al termine del periodo di stress, la capacità uditiva degli animali, misurata nel tronco encefalico uditivo, è rimasta normale. Tuttavia, nella corteccia uditiva, gli esemplari stressati erano associati a un’attività neuronale spontanea più elevata. In risposta ai suoni, le cellule inibitorie che esprimevano somatostatina mostravano una risposta più elevata, mentre i neuroni che esprimevano parvalbumina e i presunti neuroni piramidali erano meno sensibili. In altre parole, era più probabile che gli animali percepissero i suoni più forti come deboli, il che indica una ridotta percezione della rumorosità. Il gruppo di ricerca precisa che il lavoro è stato condotto su un modello murino, ma evidenzia che lo stress ripetuto potrebbe alterare il modo in cui gli animali percepiscono e rispondono al mondo che li circonda. “I nostri dati – concludono gli scienziati – suggeriscono che lo stress continuativo non ha un impatto solo su compiti complessi come l’apprendimento e la memoria, ma può anche influenzare il modo in cui rispondiamo agli stimoli quotidiani”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).