Francesca Morelli

Un’eruzione vulcanica nel neolitico spiega i sacrifici delle pietre solari in Danimarca

(16 Gennaio 2025)

Roma – Dietro un’eruzione vulcanica ci sono sempre importanti fenomeni e conseguenze per le società umane: freddo, mancanza di sole e luce, scarsi raccolti. L’eruzione di epoca neolitica non fa eccezioni, pare infatti che coincise con la scomparsa della luce solare in tutta l’Europa settentrionale e che costrinse i popoli di allora a sacrificare delle “pietre solari” (o del sole) cui venivano attribuiti particolari poteri. È quando attesterebbe uno studio di archeologi e climatologi del Niels Bohr Institute dell’Università di Copenhagen, Danimarca, pubblicato oggi su Antiquity. Nell’anno 43 a.C., un vulcano in Alaska riversò grandi quantità di zolfo nella stratosfera ed i raccolti negli anni seguenti divennero improduttivi nelle aree intono al Mediterraneo, causando carestia e malattie, come testimoniano fonti scritte dell’antica Grecia e Roma. Nulla si sa invece dell’eruzione neolitico, tuttavia ricostruita “virtualmente” dagli esperti tramite l’analisi di carote di ghiaccio della calotta glaciale della Groenlandia le quali racconterebbero che intorno al 2.900 a.C. è avvenuta una terribile eruzione vulcanica che ha portato dietro di sé devastazione per i popoli neolitici dell’Europa settentrionale che dipendevano dall’agricoltura. La localizzazione di questo episodio climatico ha permesso di dare una nuova lettura delle “pietre del sole” ritrovate nel sito neolitico di Vasagård a Bornholm. “E’ noto che il sole a quell’epoca rappresentasse il fulcro attorno cui ruotava la vita delle prime culture agricole nell’Europa settentrionale”, hanno dichiarano gli archeologi dell’Università di Copenaghen, del Museo nazionale della Danimarca e del Museo di Bornholm. “La scomparsa del sole a causa della nebbia nella stratosfera per periodi di tempo più lunghi dell’usuale, è apparso come un evento in atteso, minaccioso e spaventoso”, afferma l’archeologo Rune Iversen dell’Università di Copenaghen, che ha partecipato agli scavi nel sito condotti dal Museo di Bornholm e dal Museo nazionale. “Il ritrovamento a Bornholm delle pietre del sole, pezzi piatti di scisto con motivi incisi, compresi motivi solari che simboleggiavano la fertilità e che probabilmente venivano sacrificate per garantire alla terra il sole e la crescita, ha rappresentato qualcosa di unico”. Le pietre solari sono state ritrovate in quantità nel sito di Vasagård West, dove i residenti le depositarono in fossi che erano parte di un recinto, insieme ad altri resti di feste rituali, come ossa di animali, vasi di argilla rotti e oggetti di selce risalenti al 2.900 a.C. I fossi furono successivamente chiusi”. I ricercatori stimano che ci sia un legame tra l’eruzione vulcanica, i successivi cambiamenti climatici e i sacrifici rituali delle pietre solari compiuti come atto di prevenzione verso altri eventi avversi o al contrario come ringraziamento per avere risparmiato da fenomeni naturali importanti. Nuovi studi sul DNA di ossa umane sembrano attestare che il 2.900 a.C. fu un annus horribilis anche per le malattie: la peste, allora molto diffusa e fatale. Oltre ai cambiamenti climatico e alle malattie, gli archeologi avrebbero documentato anche il passaggio a nuove tradizioni: la cosiddetta “cultura del bicchiere a imbuto”, che era stata dominante fino a circa 5.000 anni fa, caratterizzata dalla produzione di tipiche ceramiche dalla forma a imbuto in prevalenza e da tombe a corridoio, con il rito delle pietre del sole, le popolazioni locali cambiarono anche la struttura del sito dove le fosse sacrificali divennero fosse dotate di ampie file di palizzate e con case di culto circolari. Quattro delle pietre del sole di Vasagård ritrovate a Bornholm saranno esposte da fine gennaio in una mostra preistorica presso il Museo nazionale danese di Copenaghen. Probabilmente esemplificano una delle prime pratiche di deposizione collegate a un culto solare neolitico nella Scandinavia meridionale, note fin dall’età del bronzo nordica legate ad esempio al carro solare. Le pietre del sole sono uniche, anche in un contesto europeo e ciò che più le avvicina a un culto solare nel Neolitico sono alcune tombe a corridoio nella Scandinavia meridionale o strutture henge come Stonehenge in Inghilterra, che alcuni ricercatori associano al sole. Dunque, le pietre del sole farebbero datare le deposizioni in onore del sole nella Scandinavia meridionale al disastro climatico causato da un’eruzione vulcanica nell’anno 536 d.C. durante il quale furono sacrificati molti tesori d’oro. Inoltre l’eruzione vulcanica 2.900 a.C. sembra associarsi anche alla riduzione di radiazioni solari quindi ad un raffreddamento, che può essere rintracciato sia negli Stati Uniti che in Europa intorno al 2.900 a.C. Le analisi dendrocronologiche, riferite cioè a detreminate specie di elemnti e in specifici periodi, in questo caso del legno fossile mostrano infatti segni di gelo nei mesi primaverili ed estivi sia prima che dopo il 2.900 a.C. e la presenza di zolfo nelle carote di ghiaccio della calotta glaciale della Groenlandia e dell’Antartide sarebbe riconducibile a una forte eruzione vulcanica.(30Science.com)

Francesca Morelli