Roma – Enormi eppure fragili. Le balene con fanoni, i “denti” che assomigliano a pettini giganti, che vivono nell’Atlantico nordoccidentale sarebbero molto sensibili agli attacchi e alle lesioni causate dalle imbarcazioni in regioni densamente abitate, a specifiche rotte di navigazione e fondali di pesca, secondo una recente analisi sulla vulnerabilità spaziotemporale condotta in condizioni attuali e di cambiamento climatico, da ricercatori canadesi della Dalhousie University, Halifax, pubblicata oggi su Plos. Lo studio sembra dimostrare che le balene con fanoni che sono tra le più grandi specie di cetacei (megafaune) marini, sebbene ben protette da azioni di sfruttamento diretto, sono invece indifese e minacciate da altri attacchi: traffico navale, battute di pesca e cambiamenti climatici. Interazioni avverse, ed in particolare gli impatti con le imbarcazioni e l’imbrigliamento in attrezzi da pesca, che causerebbe loro importanti sofferenze, lesioni, fino alla possibile morte. Questi eventi incidentali, nelle acque canadesi atlantiche, sono altamente frequenti, costantemente segnalati alle organizzazioni che si occupano della tutela di questi e di animali marini, tuttavia non ancora analizzati in relazione alla distribuzione spaziale delle balene e delle imbarcazioni. Geolocalizzazione invece al centro di questo studio: utilizzando un database di 483.003 avvistamenti di balene, 1.110 segnalazioni di incidenti e 82 milioni di ore di attività marittima delle imbarcazioni, i ricercatori hanno condotto un’analisi dettagliata di vulnerabilità spaziotemporale per tutte e sei le specie di balene con fanoni presenti nell’Oceano Atlantico nordoccidentale sviluppando dei modelli di idoneità dell’habitat. Il rischio spaziale relativo di incidenti indotti dalle imbarcazioni è stato valutato in termine di distribuzioni attuali, ovvero in un arco temporale tra il 1985 e il 2015, e in prospettiva con previsioni per il ventennio 2035-2055. L’analisi ha mostrato che l’habitat con le migliori condizioni di idoneità per più specie di balene con fanoni correlavano ad aree con una temperatura specifica e salinità della superficie del mare ed hotspot multispecie: caratteristiche ideale rilevate nella Baia di Fundy, nella piattaforma scozzese, nel Laurentian Channel, nel Flemish Cap e nel Golfo di San Lorenzo. Le proiezioni del modello attuale sono state valutate in modo indipendente utilizzando un database separato di rilevazioni acustiche che ha dato risultati in linea con le informazioni precedenti, identificando le regioni ad alto rischio di incidenti relativi in prossimità di aree densamente popolate, in principali rotte marittime e zone di pesca, in generale coincidenti con i punti caldi degli incidenti segnalati. Mentre alcune regioni ad alto rischio beneficiano già di strategie di mitigazione volte a proteggere le balene franche del Nord Atlantico, questo studio evidenzia l’importanza di considerare i rischi per più specie, nel contesto attuale e in relazione ai continui cambiamenti ambientali.(30Science.com)
Francesca Morelli
Enormi e vulnerabili: le balene dell’Atlantico “colpite” dagli attacchi delle imbarcazioni
(15 Gennaio 2025)
Francesca Morelli